La Cappella Sistina è una chiesa ad una navata che si trova all’interno della Città del Vaticano. Di forma rettangolare, le sue misure sono circa 41 metri di lunghezza, 13 di larghezza e 20 di altezza. Secondo alcuni studiosi le dimensioni sono quelle del Tempio di Salomone a Gerusalemme. Nasce dal restauro della Cappella Magna e deve il nome a Sisto IV, il pontefice che intorno al 1475 avvia i lavori. La decorazione è affidata a grandi artisti, il Perugino, il Ghirlandaio e Sandro Botticelli. Gli affreschi delle pareti rappresentano tre temi: la vita di Mosè, la vita di Cristo e i ritratti dei pontefici del passato. La volta riproduce un cielo stellato. Nel 1508, Papa Giulio II decide di arricchire le decorazioni della volta. Affida l’incarico a Michelangelo Buonarroti. Nell’arco di 4 anni Michelangelo realizza un affresco maestoso e a vent’anni di distanza è chiamato per un nuovo lavoro, la realizzazione della grande parete alle spalle dell’altare. Michelangelo copre le decorazioni esistenti con il Giudizio Universale, largo circa 14 metri e alto 12, ponendo come sfondo un cielo privo di riferimenti prospettici e lo riempie di figure umane strette in piccoli gruppi.
Il 15 agosto 1483, quando la Cappella Sistina fu consacrata, quindi non c’era ancora traccia dei capolavori di Michelangelo. La volta, oggi occupata dalle Storie della Genesi e dalle Storie dell’Antico Testamento, era molto diversa, dipinta con un semplice cielo stellato, mentre gli affreschi delle pareti erano già la meraviglia che oggi conosciamo. Sisto IV li aveva commissionati ai grandi artisti del Rinascimento fiorentino, che in soli due anni avevano trasformato la Cappella Sistina in un’incredibile storia a colori.
Già prima di Michelangelo quindi la Cappella Sistina era ricchissima dal punto di vista pittorico.
La decorazione si sviluppa su tre fasce orizzontali:
– finti tendaggi in basso;
– le storie di Mosè e di Cristo nella fascia centrale, con l’Assunzione della Vergine sulla parete di fondo, dove ora si trova il Giudizio Universale;
– in alto, le figure dei primi 30 pontefici all’interno di nicchie dipinte;
Sopra tutto, la volta stellata di Piermatteo d’Amelia.
Un preciso programma iconografico voluto da Papa Sisto IV al fine di ribadire il valore e l’autorità papale: a sinistra Le storie di Mosè (Antico Testamento), a destra Le storie di Cristo (Nuovo Testamento). Storie a confronto, le prime anticipazione delle seconde, una corrispondenza in cui il Nuovo Testamento è superiore all’Antico perché portatore di una rivelazione completa: il Pontefice, erede di Pietro, è il rappresentante di Cristo sulla terra, nel suo giudizio quindi è infallibile e ha pieni poteri. La Consegna delle chiavi di Perugino è, dal punto di vista simbolico, l’affresco più significativo del ciclo pittorico.
Per realizzare quello che aveva in mente, Sisto IV aveva chiamato il Perugino e poi, su offerta di Lorenzo de’ Medici, i più grandi talenti rinascimentali fiorentini: Botticelli, Ghirlandaio, Rosselli e i loro collaboratori, Pinturicchio, Luca Signorelli, Bartolomeo della Gatta, Piero di Cosimo, Biagio d’Antonio.
I pittori della Sistina hanno usato, per realizzare il ciclo di affreschi, comuni convenzioni rappresentative in modo da far risultare il lavoro omogeneo:
– stesse proporzioni per i personaggi;
– stessa struttura ritmica e di rappresentazione del paesaggio;
– unica gamma cromatica: ad esempio, in tutti gli affreschi la tunica di Mosè è verde e oro, mentre quella di Cristo è rossa e blu;
– rifiniture in oro per far risplendere le pitture alla luce delle torce e delle candele.
Insieme, questi artisti avevano trasformato, in soli due anni, dal 1481 al 1482, l’austera Cappella Sistina in una meraviglia di storie e colori.
La decorazione della parete dell’altare, su cui oggi si ammira il Giudizio Universale, seguiva lo stesso schema delle altre pareti, basato su tre fasce affrescate orizzontali sovrapposte: in basso erano dipinti i finti tendaggi; nella fascia centrale comparivano tre affreschi del Perugino oggi perduti; nella parte alta si aprivano due finestre con a lato figure di papi.
Chi entrava nella Cappella aveva dunque l’impressione di uno spazio unitario perché la decorazione e la narrazione proseguivano da una parete all’altra secondo una lettura orizzontale.