Tempio F
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Della divinità cui era dedicato il Tempio F non possiamo dirvi molto: gli archeologi non hanno trovato elementi per poterla identificare!

Il tempio oggi è completamente distrutto e le sue rovine si trovano sulla collina orientale, tra il Tempio E, ricostruito, ed i ruderi del Tempio G.

Cosa rimane allora di questo edificio? Dell'antica costruzione sono rimasti intatti solo lo stilobate, cioè la base dove poggiavano le colonne, e il crepidoma, la base a 3 gradini del tempio.
Nonostante siano così distrutte, gli archeologi sono stati in grado di capire di quante colonne fosse costituita la peristasi: 6 erano sui lati corti e 14 sui lati lunghi, comprese quelle agli angoli. Le colonne erano scanalate ed avevano i capitelli in stile dorico con un profilo più schiacciato rispetto agli altri templi.

Gli archeologi hanno potuto ricostruire un altro dettaglio: a differenza degli altri templi, in cui gli spazi fra le colonne erano aperti, qui gli spazi tra le colonne dei due lati lunghi e della facciata posteriore erano chiusi da un muro alto più della metà dell’altezza delle colonne stesse.

L’unica apertura era, dunque, sulla facciata principale posta ad est.
Per accedere al tempio, gli antichi abitanti di Selinunte salivano i gradini del crepidoma, superavano le 6 colonne della facciata, e accedevano al pronao, che aveva un'altra fila di 4 colonne, parallela a quella anteriore.
Quest'ambiente era una specie di ingresso alla parte più sacra del tempio: la cella, o naòs, molto stretta e lunga che ospitava la statua della divinità. Anche qui, subito a seguire dopo la cella, c'era l'adyton, uno spazio stretto e del tutto chiuso al pubblico, dove si conservava il tesoro del tempio.

Cosa sappiamo, allora, della decorazione di questo tempio?

Gli archeologi ci dicono che, nello spazio triangolare del timpano, sui due lati brevi dell'edificio, i frontoni erano decorati con elementi di terracotta, mentre la trabeazione - ovvero l'elemento orizzontale posto tra le colonne e il timpano - era decorata da lastre quadrangolari, metope e triglifi, le prime scolpite da scene a rilievo, gli altri decorati da elementi verticali, a mo' di separatori.

Ben poco ci è rimasto di queste metope!
Soltanto 2 mezze metope in tufo, che riproducono scene della Gigantomachia, cioè di una mitica lotta tra i Giganti e tutti gli dèi greci.
Vi racconteremo, allora, in dettaglio cosa rappresentano queste due scene: la prima Dioniso che combatte un gigante, la seconda Atena che atterra il gigante Encelado.



Questa scheda è stata realizzata dagli alunni della classe 5 C del plesso "G. Lombardo Radice" seguiti dalle insegnanti G. Gullo, E. Messina, M. Mistretta, F. Salvo, A. Sanfilippo.

La voce narrante è di Francesco Martino.

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Parco archeologico di Selinunte e Cave di Cusa

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Il Parco archeologico di Selinunte e Cave di Cusa è uno dei più importanti parchi archeologici della Sicilia e del Mediterraneo

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I templi e le metope - Guida per bambini

Parco archeologico di Selinunte e Cave di Cusa
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