4 Tempio Megaron A
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Il monumento, interessato in passato da estesi scassi clandestini, precedenti lo scavo ufficiale del 1996, è riferibile alla tipologia dei cosiddetti tempietti a Mégaron, ampiamente documentati nell’isola: a Gremànu di Fonni, S'arcu 'e Is Forros di Villagrande Strisaili; a Esterzili, Tempio di Domu de Orgiia, e in numerose altre località.

Il termine tempio a Mégaron, deriva dalle evidenti somiglianze di planimetria che questi edifici, di chiara fattura nuragica, mostrano con strutture abitative a pianta rettangolare dell'età del bronzo della Grecia continentale (Micene, Tirinto, Midea, Tebe), diffuse tra diciottesimo e tredicesimo secolo A.C;

Planimetrie simili, peraltro, sono ampiamente documentate in ambito Anatolico, nelle fasi più antiche della città di Troia già nel corso del terzo millennio avanti cristo.

Con il termine Mégaron, derivato dai poemi Omerici, si indica tradizionalmente il cuore del palazzo Miceneo, la grande sala del trono a pianta rettangolare e con focolare centrale, preceduta da un vestìbolo e da un breve portico a due colonne; schema da cui deriverà poi il tempio greco di epoca classica.

Tutti i tempietti a Mégaron nuragici sono sicuramente riconducibili alla sfera dell'architettura sacra, come attesta il rinvenimento di basi e offerte votive al loro interno.

Il tempio a Mégaron (A) di Romanzesu, realizzato con murature a sacco, in conci di granito locale, è caratterizzato da una complessa storia edilizia, con tre distinte fasi costruttive, sviluppatasi probabilmente, tra età del bronzo finale e prima età del ferro, dodicesimo, nono secolo Avanti Cristo;
Nella prima fase, il tempio lungo circa 10 metri e largo 6, presenta pianta rettangolare e doppiamente in antis, cioè con i muri laterali prolungati oltre la facciata e la parete di fondo dell'unica cella.

La lunga cella, originariamente dotata di bassi banconi perimetrali e di un pavimento in argilla, è preceduta sulla fronte da un vestibolo aperto a Sud. L'intero perimetro murario risulta impostato su una sorta di "zoccolo di fondazione" sporgente verso l'esterno. Le murature del tempio della prima fase sono facilmente riconoscibili per l’utilizzo di conci di proporzioni maggiori rispetto a quelli impiegati nelle modificazioni successive.

Nella seconda fase: il vestibolo viene chiuso da un muro di facciata rettilineo, e ai lati dell’ingresso della cella vengono delimitati due spazi angolari di non chiara funzione, individuati da due serie di tre conci allineati. Tali allestimenti, rappresentano a tutt’ oggi, un unicum nel panorama dei templi a Megaron noti.

La facciata, demolita nella fase successiva, è oggi individuabile nei due tratti di muro rettilineo conservato per un solo filare a ridosso degli allestimenti.

Nella terza fase, abbattuta la facciata rettilinea, viene realizzato un nuovo muro frontale curvilineo. L’edificio raggiunge in questa fase la sua massima lunghezza pari a quasi 13 metri.

La costruzione del corpo edilizio curvilineo comporta, la realizzazione di un nuovo pavimento in argilla, che andrà a coprire gli allestimenti angolari e la parte residua della facciata rettilinea di seconda fase.

Non si può escludere che queste modifiche strutturali, rappresentino un adattamento, a fini abitatìvi, di un edificio di culto ormai in abbandono, con un recupero funzionale limitato, magari, alla sola area del véstibolo.

La copertura dell'edificio (almeno di fase 1 e 2), sulla base dei riscontri forniti dalla monumentale fonte sacra di Su Tèmpiesu di Orune, e da un modellino bronzeo da Ittireddu, raffigurante un nuraghe quadrilobàto e un tempio a pianta rettangolare, era realizzata verosimilmente con un tetto a doppio spiovente, mediante un'armatura di pali lìgnei, con rivestimento esterno in materiale deperibile, poggiante sui lunghi muri laterali.

Tra i pochi materiali bronzei recuperati: un pugnaletto, uno spillòne e due supporti di bronzi figurati ancora fissati nelle rispettive colatine di piombo.

A breve distanza dalla facciata del tempio, si conserva una piccola capanna circolare, probabilmente interpretabile come struttura di servizio dell' edificio sacro; non a caso l' ingresso appare orientato verso Nord, in direzione dell'accesso al tempio.

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