Il parco archeologico degli scavi di Cuma è da considerare tra i siti più affascinanti del mondo in quanto si intrecciano storia, mito e leggenda. Leggendaria è la stessa fondazione della colonia, partita dall’isola di Eubea al seguito di una colomba e guidata dal Dio Apollo. Cuma è stata la prima delle colonie greche in terraferma d’Occidente, fondata nella seconda metà dell’VIII secolo a.C.. I Greci collocarono sulle due terrazze dell’acropoli, collegate dalla “via sacra”, i Templi di Giove e di Apollo. Quest’ultimo, secondo la mitologia è legato a Dedalo, il mitico artefice a cui erano attribuite le costruzioni più ardite e complesse e che, fuggendo da Creta con ali di cera verso l’Italia con suo figlio Icaro, giunse a Cuma dove vi eresse un “tempio grandioso”. I cumani fondarono Partenope sulla collina di Pizzofalcone a Napoli e concessero ai profughi dell’isola di Samo di insediarsi a Pozzuoli (Dicearchìa). La costruzione di porti-fortezza a Miseno, Pozzuoli, Napoli e Capri consentì ai cumani un efficace controllo del territorio.
L'espansione di Cuma portò fatalmente la città allo scontro con gli Etruschi nel 524 e nel 474 a.C. Queste battaglie allontanarono definitivamente il pericolo etrusco, ma segnarono l’inizio di un periodo di crisi politica interna. Nel 421 a.C. Cuma venne conquistata dai Sanniti: poche sono le testimonianze di questa occupazione, poiché i culti ed i costumi continuarono a restare greci.
Con l'occupazione romana della Campania, Cuma acquisì nel 338 a.C. la "civitas sine suffragio", ossia il diritto di cittadinanza senza voto; essendo rimasta fedele a Roma durante le guerre puniche contro Annibale fu ricompensata con la "civitas optimo iure", divenendo così "municipium". Nel II sec.d.C. Cuma raggiunse la sua massima espansione urbana con la costruzione di importanti edifici pubblici nella piana sotto l’acropoli dove si trovano resti del periodo sannitico e romano, concentrati soprattutto nella zona del Foro, attualmente oggetto di scavi. Ridotta ad un piccolo abitato raccolto sull’acropoli, tra il IV ed il V sec. d.C. Cuma, insieme a Puteoli ed a Neapolis, fu una delle più fiorenti comunità cristiane della Campania. In questa fase i templi di Giove ed Apollo vennero trasformati in basiliche, delle quali sono ancora osservabili le fosse di sepoltura. Nel 542 Cuma venne occupata dagli Ostrogoti che la tennero fino al 553 quando, dopo un anno di assedio, fu ripresa dai Bizantini comandati dal generale Narsete. Nel 717 cadde in mano ai Longobardi e nel 915 venne devastata dai Saraceni, diventando covo di pirati e predoni fino a quando, nel 1207, venne definitivamente distrutta dalle armate napoletane.
E’ in questo luogo magico che si trova l’Antro della Sibilla, una galleria di epoca greco-romana scavata nel tufo tra il IV e il III sec. a.C in cui, secondo la leggenda, risiedeva la Sibilla Cumana, sacerdotessa di Apollo famosa per i suoi oracoli, citata nel VI libro dell’Eneide di Virgilio. Qui morì Tarquinio il Superbo, l’ultimo re di Roma.
I reperti della zona archeologica di Cuma sono conservati presso il Museo Archeologico di Napoli e presso il Museo Archeologico dei Campi Flegrei presente all’interno del Castello aragonese di Baia.
L'espansione di Cuma portò fatalmente la città allo scontro con gli Etruschi nel 524 e nel 474 a.C. Queste battaglie allontanarono definitivamente il pericolo etrusco, ma segnarono l’inizio di un periodo di crisi politica interna. Nel 421 a.C. Cuma venne conquistata dai Sanniti: poche sono le testimonianze di questa occupazione, poiché i culti ed i costumi continuarono a restare greci.
Con l'occupazione romana della Campania, Cuma acquisì nel 338 a.C. la "civitas sine suffragio", ossia il diritto di cittadinanza senza voto; essendo rimasta fedele a Roma durante le guerre puniche contro Annibale fu ricompensata con la "civitas optimo iure", divenendo così "municipium". Nel II sec.d.C. Cuma raggiunse la sua massima espansione urbana con la costruzione di importanti edifici pubblici nella piana sotto l’acropoli dove si trovano resti del periodo sannitico e romano, concentrati soprattutto nella zona del Foro, attualmente oggetto di scavi. Ridotta ad un piccolo abitato raccolto sull’acropoli, tra il IV ed il V sec. d.C. Cuma, insieme a Puteoli ed a Neapolis, fu una delle più fiorenti comunità cristiane della Campania. In questa fase i templi di Giove ed Apollo vennero trasformati in basiliche, delle quali sono ancora osservabili le fosse di sepoltura. Nel 542 Cuma venne occupata dagli Ostrogoti che la tennero fino al 553 quando, dopo un anno di assedio, fu ripresa dai Bizantini comandati dal generale Narsete. Nel 717 cadde in mano ai Longobardi e nel 915 venne devastata dai Saraceni, diventando covo di pirati e predoni fino a quando, nel 1207, venne definitivamente distrutta dalle armate napoletane.
E’ in questo luogo magico che si trova l’Antro della Sibilla, una galleria di epoca greco-romana scavata nel tufo tra il IV e il III sec. a.C in cui, secondo la leggenda, risiedeva la Sibilla Cumana, sacerdotessa di Apollo famosa per i suoi oracoli, citata nel VI libro dell’Eneide di Virgilio. Qui morì Tarquinio il Superbo, l’ultimo re di Roma.
I reperti della zona archeologica di Cuma sono conservati presso il Museo Archeologico di Napoli e presso il Museo Archeologico dei Campi Flegrei presente all’interno del Castello aragonese di Baia.