L'Anfiteatro Campano fu inserito in una complessiva riorganizzazione dell'area subito fuori dalle mura ovest della città. Dopo la demolizione dell'arena di Spartaco alla fine del I sec. d. C., fu costruito il grandioso nuovo anfiteatro in grado di ospitare sino a 60.000 spettatori. Il modello di riferimento fu il Colosseo di Roma, rispetto al quale l'edificio di Capua è di poco inferiore. Alto in origine 44 metri, la struttura fu realizzata interamente con calcare del monte Tifata. La facciata presentava quattro piani, i primi tre con arcate sovrapposte, e il blocco centrale di ogni arco decorato con una testa di divinità. Gli spettatori, secondo il proprio rango sociale, si accomodavano in ciascuno dei tre settori nei quali erano suddivise le gradinate. Per garantire la sicurezza del pubblico, l'arena era separata dalle gradinate da un alto muro e poggiava su un sistema di sotterranei divisi nel senso della lunghezza in nove corridoi paralleli. I sotterranei, area di servizio dell'anfiteatro, ospitavano i complessi macchinari scenici, gli addetti e i protagonisti degli spettacoli. Due cisterne poste sui lati est ed ovest, fornivano l'acqua indispensabile per le esigenze di funzionamento per i famosi giochi d'acqua, tra i quali le aspersiones del pubblico con profumi. L'edificio fu utilizzato ancora nel V- VI sec. d. C. quando fu allestita una chiesa nei sotterranei. Certamente nel IX sec. fu utilizzato come fortezza. Proprio per evitare la possibile occupazione della struttura da parte di forze militari nemiche di Capua (nel frattempo trasferita sul sito attuale) fu ridotto in rovina. Il sito fu protetto dal 1522 come luogo della memoria collettiva con un editto della città di Capua.