Calascibetta
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Gentilissimo visitatore, se ti trovi nella provincia di Enna, non puoi non visitare la città di Calascibetta!

La città di Calascibetta si eleva sul monte Xibet, nel cuore della Sicilia, anzi ti direi quasi al centro, perché è pressoché equidistante dai tre mari che bagnano l'isola. La città offre una storia unica nel suo genere.

Calascibetta era infatti città demaniale e come tale aveva posto nel parlamento siciliano, nello stesso tempo era una delle 52 città del regno di Sicilia che ospitava una comunità ebraica. Durante la dominazione spagnola, la città demaniale diventò anche “Capocomarca” di un comprensorio di sette comuni: Valguarnera, Villarosa, Villapriolo, S. Caterina Villarmosa, Caltanissetta e San Cataldo.

Tappa fondamentale della città è il Villaggio Bizantino: dichiarato nell'anno 2011 Meraviglia Italiana, il Villaggio è immerso tra un piccolo bosco demaniale e la macchia mediterranea. Qui si trovano due chiese bizantine rupestri a due piani e due palmenti scavati nella roccia, che sono testimonianze indelebili di un passato millenario.

Dovete sapere, infatti, che - durante la dominazione bizantina - la popolazione dell'attuale Calascibetta viveva in piccoli villaggi, distribuiti nelle campagne circostanti poco lontano dall'attuale centro abitato.

Calascibetta vanta l’alternarsi di diverse dominazioni, a partire da quella araba! Ve le descriverò!

Nell'851 nasce il quartiere arabo, di modeste dimensioni ed arroccato sulla sommità del monte Xibet. Ecco una curiosità sul nome CalatXibet: esso deriva dall'arabo poiché il prefisso Càlat significa rocca fortificata dalla natura, seguito dal nome del monte Xibet. Da qui nasce il nome “Calascibetta” e, ancor oggi, gli abitanti si definiscono xibetani!

A partire dal 1062, cacciati gli arabi dalla rocca, vi si insediarono i Normanni con il Conte Ruggero d'Altavilla, che scelse Calascibetta per iniziare quello che poi si rivelò il trentennale assedio della roccaforte di Enna. Ne abbiamo memoria nella Torre Normanna, anche conosciuta come Torre campanaria di S. Pietro, che fece costruire proprio per osservare il nemico di fronte; ma anche la Via Santa Lucia conserva memoria dell'antica cittadella militare normanna.

Infatti, il Conte Ruggero, giunto in Sicilia nel 1061 e subito dopo aver liberata Calascibetta, ordinò la costruzione di una “arcem”, vale a dire una cittadella militare proprio sul monte Xibet, dove successivamente si sviluppò l'attuale città, che consentiva di sorvegliare la zona sottostante e quella dirimpetto.

Tutt’oggi la piazzetta di S. Lucia offre una vista a perdita d'occhio: qui potrete ammirare tutto il panorama che si estende fino all'Etna e abbraccia i paesi che separa il vulcano da Calascibetta, nonché il lago artificiale di Nicoletti e, volgendo lo sguardo più a sinistra, si arriva a vedere persino il Parco dei Nebrodi.
Insomma, in questo luogo storia e natura si sono fuse per sempre.

Ai normanni seguirono prima gli Angioini francesi e poi gli spagnoli aragonesi con re Pietro II d'Aragona il quale decise di costruire proprio qui, nel 1340, la Regia Cappella Palatina, la seconda della Sicilia dopo Palermo, dotandola d'ulteriori feudi.

Dovete sapere che nel 1300 a Calascibetta nacque anche il quartiere ebraico, fuori dalle mura della città medievale e lontano dai cristiani. In Sicilia, i quartieri ebraici erano denominati Iudìe o Giudecche: non è un caso che ancora oggi a Calascibetta quell'antico quartiere venga chiamato in dialetto “IUDIA”! Poi, come tutti gli Ebrei di Sicilia, anche quelli di Calascibetta furono cacciati dall'editto dei re spagnoli Ferdinando e Isabella nel 1492.

Vi racconto un aneddoto che, a sentirlo oggi, sembra incredibile! 

Il 26 Giugno 1535 Carlo V di Spagna, siccome la Corona di Spagna si trovava in difficoltà economiche, decise di vendere la città di Calascibetta. Era una città demaniale, quindi di sua proprietà e poteva farlo! Tuttavia, i cittadini di Calascibetta con il proprio denaro se la ricomprarono: fu così colpito dal gesto che l’imperatore le diede il titolo di “CITTA’ VITTORIOSA”. 

Una seconda volta, il 22 Gennaio 1629 sotto il regno di Filippo IV d'Asburgo-Spagna, sempre per lo stesso motivo, vi fu un secondo pignoramento della città: e di nuovo gli abitanti di Calascibetta, vogliosi di amor di patria e di libertà, con tanti sacrifici raccolsero la somma e la versarono al re. Per tale gesto, oggi Calascibetta gode di due titoli: alla città Vittoriosa di Carlo si aggiunse il titolo di Fedelissima sotto Filippo!

 

 

Testo e voce narrante di Nicholas Alongi

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