Casperia, prima del 1947, si chiamava “Aspra”, proprio perché aspro, scosceso e inaccessibile è il monte su cui è stata edificata intorno all’anno 1000. Gli aspresi del medioevo, esasperati dalle scorrerie saracene e ungariche e stufi dell’inefficacia dei poteri centrali, nel caos dopo il crollo dell’impero carolingio, nel proteggere la popolazione rurale, decisero di “incastellarsi” costruendo la loro “Rocca” in alto sulla cima del Mons qui nominatur Aspra, e fortificando il sito tramite una prima cerchia di mura, ponendo l’embrione della comunità che è arrivata sino ad oggi.
Aspra nel primo Medioevo era un castello considerato imprendibile e questo consentì alla comunità di godere anche di una certa autonomia, molte alture, in Sabina, utilizzate per i castelli medievali erano già sede di insediamento, più di 1500 anni prima, degli antichi Sabini. Il nome Casperia, di recente, ha preso il posto di Aspra, sulla base di una identificazione, erronea peraltro, del luogo dove sorge il paese, con la Casperia, citata come città degli antichi Sabini, da Virgilio, nell’Eneide.
Le famiglie, una volta autorizzate dal signore del castello, potevano costruire una casa protetta entro le mura, a volte veniva assegnato loro anche un piccolo appezzamento per realizzare un orto, dopodichè i contadini si recavano giornalmente a lavorare i propri appezzamenti anche fuori le mura. Nella seconda metà del ‘200 Aspra però soffoca dentro le mura antiche diventate troppo esigue, si decide di costruire una nuova e più ampia cinta muraria, che è quella esterna visibile ancor oggi, con doppio sistema di cortine murarie e Rivellini (torri) semicircolari.
La Cinta interna lunga 580 metri era composta di 13 cortine e 11 Rivellini. Questi Rivellini interni, permettevano di proseguire i combattimenti anche qualora la prima cintura fosse caduta in mano al nemico.
Entra nel paese dalla Porta Romana, sopra la porta, all’esterno, si vedono ancora le tracce degli alloggi della Piombatoia (da dove si lasciava cadere olio bollente) e di un probabile ponte levatoio per il passaggio di un uomo a cavallo, è probabile che davanti alla porta fosse stato scavato anche un Fossato a secco.
Tra la Porta Romana e la seconda porta interna, riattata con gusto moderno dopo l'ultima guerra, esiste tuttora il passaggio obbligato a serpentina, perfettamente conservato nelle sue forme, chiamato, in gergo militare, Trappolone, nel quale gli attaccanti erano costretti a rallentare o a stazionare in attesa di poter penetrare nella controporta. Permetteva agli assediati, anche dopo un'eventuale penetrazione nemica entro la prima cinta di mura, di bersagliare gli attaccanti da diversi lati e soprattutto sul loro fianco destro, che era quello più esposto, perché non protetto dallo scudo.
Gli aspresi avevano studiato e perfezionato, fin dai primi tempi di incastellamento, una rete perfetta di canalizzazione e di cisterne. In certe case sono state ritrovate fino a 6 o 7 cisterne scavate nella roccia. L'acqua piovana dei tetti era convogliata nell'abitazione più vicina mentre l'acqua delle strade le piazze veniva raccolta filtrate conservata per l'utilizzazione comune degli abitanti, come era in uso in tutte le piazzeforti.
Se vuoi, sali fino alla cima del paese, dove si trova la Rocca antica con la chiesa di San Giovanni, la chiesa era, per ovvi motivi un elemento che non poteva mancare entro un borgo incastellato, per via del ruolo indispensabile della chiesa sul territorio, di cui abbiamo già parlato alla tappa precedente.
Altra attrazione di Casperia è il Palazzo Forani, un palazzetto rinascimentale residenza nobiliare delle famiglie che da tempi antichi hanno governato su questo borgo, come feudatari fedeli a Santa Madre Chiesa è iscritta tra le dimore storiche del Lazio ed è visitabile su appuntamento.
Terminata la visita a Casperia torna indietro e riprendi la traccia del percorso dalla piazza principale col benzinaio, girando intorno alle mura su Via Marconi