Castello di Delia
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Percorrendo la SS190 fra Delia e Canicattì, giungiamo al Castello di Delia, a circa un chilometro di distanza dall’abitato moderno.

Ancora oggi questo Castello, che nelle fonti archivistiche di fine Settecento era noto come CastellaccioCastellano, vi apparirà profondamente immerso nel contesto paesaggistico della Valle dell'Himera meridionale, il fiume Salso. 

Dall’altura calcarea sulla quale si erge, parallela al corso del fiume Gibbesi, un affluente del Salso, il vostro sguardo potrà cogliere la bellezza quasi incontaminata di uno splendido paesaggio agrario dominato da colture di mandorli, pistacchi, ulivi e fichi d’India, e all’orizzonte l’Etna, la rocca di Enna, le montagne di Mussomeli e Sutera e i vicini centri di Canicattì e Naro. Sullo sfondo, nelle giornate limpide, riuscirete a cogliere persino il luccichìo del mare.

Con una visuale del genere, questo fortilizio, costruito intorno al XII secolo, oltre 900 anni fa, consentiva ovviamente il controllo strategico del territorio e costituiva, a tal proposito, un importante nodo infrastrutturale di collegamento lungo l’asse Catania-Agrigento. Si configura pertanto, come un tipico “castello di cresta”, uno di quei castelli cioè che, per sfruttare la posizione favorevole di una cresta rocciosa, adattano gran parte delle fabbriche che li compongono all’elemento naturale, col quale si fondono.

Ecco spiegato per quale motivo molti ambienti del Castello siano rupestri o semi-rupestri e gli spazi interni siano angusti, mal distribuiti e mal collegati, poiché sono sacrificati alla possibilità di una difesa ad oltranza di quello che doveva apparire un vero e proprio "nido d’aquila" alla cui difesa era necessario un numero esiguo di armati. Così arroccato, per la sua naturale posizione ad occidente sul Gibbesi, il Castello era assolutamente inattaccabile dal nemico.

Tuttavia, osservate come, nonostante i costruttori medievali siano stati costretti ad adattarsi alle asperità rocciose, non abbiano invece rinunziato a definire un prospetto architettonico movimentato da finestre, che assume il valore di rappresentazione del potere e della dignità del feudatario.

L’accesso al castello avviene attraverso un ambiente a sesto acuto che immette nel piano della corte.
L’accesso agli ambienti del fortilizio avveniva invece attraverso una ripida scala posta al di sopra del vano a sesto acuto della struttura. Il primo ambiente, anch'esso coperto da una volta a botte archiacuta, presentava sulle sue pareti quattro feritoie, dalle quali era possibile effettuare il controllo del territorio circostante; al di sotto, si sviluppava un’ampia cisterna per l’acqua, scavata nella roccia. Attraverso un camminamento in salita si raggiunge il corridoio sud segnato da eleganti merlature poste sul lato occidentale e caratterizzato da una terminazione a forma di abside, probabilmente appartenente alla cappella del forte. L’ultima parte del castello è composta da tre ambienti, probabilmente residenziali, dotati di finestre a sesto acuto.

Doveva essere accogliente, in fondo, questo "nido dell'aquila"!



La voce narrante di questa scheda è di Elisa Bonacini

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IRPAIS - Istituto di Ricerca e Promozione Aree Interne della Sicilia

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