Castronovo di Sicilia - Casale di Melia
Overview
Reviews 0

Il casale di Melia sorge sull’omonima contrada del Comune di Castronovo di Sicilia, lì dove nasce il fiume Platani, ai piedi di pizzo Stagnataro. Potete raggiungerlo seguendo la strada statale 121 in direzione Agrigento. Sull’origine di questo nome, come vedrete, non c’è certezza! Alcuni studiosi ritengono che Melia sia un’abbreviazione di Monealias (o Monotheos), letteralmente «un solo Dio», denominazione risalente al periodo bizantino; altri, invece, pensano che il nome derivi da Meliaceae («frassino»): secondo il mito, Melia, la ninfa dei frassini, avrebbe avuto una relazione con Ianaco o Inico della Bitinia, il cui nome somiglia a Lico, antico nome del fiume Platani. Nell’XI secolo il feudo apparteneva alla nobile famiglia francese dei Milly da cui potrebbe aver preso il nome. L’edificio, immerso in un meraviglioso contesto bucolico a pochi passi dalla diga Fanaco, vi permetterà di concedervi attimi di tranquillità, lontano dalla frenetica vita quotidiana, e di lasciarvi inebriare dal profumo dei campi circostanti. Il casale a pianta rettangolare, benché in gran parte distrutto, offre tuttora alla vista elementi significativi: un grande portale introduce in un ampio baglio, che ospita al centro una fontana settecentesca di forma ottagonale di modeste dimensioni.

Dell’antico nucleo medievale non rimangono tracce, tuttavia è possibile ipotizzare che nella parte abbandonata della vecchia masseria, entrando sulla sinistra, vi fosse una torre, poi campanile, ma solo un’approfondita analisi stratigrafica potrebbe darne conferma.

Una croce incisa sul portale in pietra indica l’accesso alla piccola chiesa, ampia circa 30 metri quadrati e dedicata al culto di Santo Stefano. L’incuria nel corso dei secoli ha causato un cedimento in alcuni tratti del pavimento della chiesa, che ha portato alla luce una cripta. Un locale attiguo alla chiesa potrebbe essere stato, date le dimensioni, la sacrestia. Il monastero, inoltre, conservava, forse in un ambiente adiacente la chiesa, una ricchissima collezione di manoscritti e testi antichi, poi scomparsi nel nulla.

Il monastero di Melia, dedicato a Santo Stefano, venne fondato per volontà di papa Gregorio Magno intorno alla fine del VI sec. d.C., oltre 1400 anni fa, come attesta l’Epistola XXX, che autorizzava la costruzione di sette monasteri. La scelta del sito è dovuta all’abbondante presenza di acqua e di stabilimenti rurali. Non va esclusa la possibilità che il sito fosse abitato già in tempi remoti, come dimostra la presenza di ben nove antiche necropoli, i cui corredi funerari sono stati per la maggior parte depredati.

Il complesso monumentale, punto di riferimento per gli abitanti dei centri vicini, rivestì un ruolo importante nel distretto dei Monti Sicani, insieme al casale di Colobria. Dovete sapere che i monaci residenti erano uomini di grande cultura, soprattutto scientifica, ed erano dediti allo studio e al lavoro nei campi: infatti, sebbene nel IX sec. gli Arabi avessero conquistato il sito e avessero trasformato la struttura in casale, essi concessero la tolleranza religiosa ai monaci di Melia, affinché questi continuassero a educare i giovani secondo i precetti del cristianesimo.

Il calo demografico causato dalle guerre e la necessità di manodopera agricola spinsero invece i sovrani normanni a concedere in donazione il monastero di Melia, sebbene di rito basiliano, al monastero della Bagnara in Calabria, dedicato al culto di Sant’Agostino.

Alla fine del XII secolo il monastero assurse al rango di parrocchia, dato, questo, che suggerisce che la popolazione del feudo fosse piuttosto numerosa. Figuratevi che, durante gli anni del Vespro, il re Pietro d’Aragona rivolse un appello proprio agli abitanti di Melia perché si unissero alla sua causa contro il nemico francese.

Tra l’XI e il XII secolo, sul sito dell’antico monastero sorse una residenza signorile appartenente a Don Riccardo Filangeri, mentre nel Trecento, divenne un castrum, ovvero una residenza fortificata, tipica della politica edilizia del tempo che prevedeva la fortificazione dei feudi ormai preda di frequenti razzie.

In seguito alle guerre baronali del XIV secolo, le campagne di Melia furono abbandonate e i monaci si rifugiarono sul Colle San Vitale, nell’odierno Comune di Castronovo di Sicilia. Il casale di Melia fu saccheggiato e crollò nel 1492 dopo anni di abbandono. Negli anni della dominazione spagnola, l’assetto dell’antico monastero fu ulteriormente modificato per adattare gli ambienti del casale alle esigenze dei nuovi abitanti.

Nel corso dei secoli il feudo passò nelle mani di diversi proprietari, dai Maletta, ai Calvello, ai Vanni: questi ultimi trasformarono l’edificio in masseria sul finire del 1800, e nel 1981 gli ultimi esponenti della famiglia concessero in vendita i locali a privati provenienti da Santo Stefano Quisquina che ne detengono tuttora la proprietà.

 

Questo testo è stato elaborato da Alberta Leto Barone, voce narrante Margherita Cinà.

Reviews

0.0

0 comments

Provided by

Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Palermo

Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Palermo

La Soprintendenza di Palermo tutela e valorizza il patrimonio archeologico e storico artistico della città.

This story belongs to