Chiesa di San Giovanni Evangelista
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La Chiesa di San Giovanni Evangelista, a Bronte, è collocata nel pieno centro storico.

Dovete sapere che fu in questa Chiesa che il popolo di Bronte, nell’ottobre 1860, votò l’annessione all’Italia.

Intanto vi invitiamo ad ammirarne il bel portale in pietra lavica, risalente al 1799.

A fianco della facciata, il caratteristico campanile dalla forma massiccia e tozza, risalente al 1614, è stato realizzato con lastroni squadrati di pietra lavica. Tre monofore si aprono sul lato frontale e sul lato destro.
La Chiesa fin dalle origini è stata dedicata a San Giovanni Evangelista eppure all’interno della stessa mancano statue o dipinti dedicati a San Giovanni: l’unico riferimento ai due Santi è un medaglione posto sull’arco del transetto.

Entrando, noterete subito il gusto barocco dell'interno, che è costituito da un'unica navata con volta a botte.

Attraversando la navata, a destra, incontrerete la cappella dedicata a Santa Rosalia, patrona di Palermo. Oggi il culto della martire è stato dimenticato, ma dal 1494 al 1799 Bronte festeggiava e onorava la Vergine proprio a causa dei rapporti di sottomissione che la comunità dei nostri antenati  fu costretta ad intrattenere con quella palermitana, visto che Bronte fu feudo dell’Ospedale Nuovo di Palermo per oltre tre secoli.

Ammirate quanto sia ricca l'ornamentazione di questa Cappella! E' unica a Bronte e s’inserisce nel filone barocco del 1600, molto diffuso nella Sicilia Orientale. Qui l’ignoto artista ha superato i limiti espressivi della decorazione, facendola diventare una pura forma architettonica. In contrasto con l’esiguo spazio, gli stucchi, che sembrano dimensionati per un ambiente più ampio, formano un complesso esuberante di fregi ed affreschi che ricordano vari episodi della vita della Santa.

Alzate lo sguardo! La cupoletta emisferica che chiude in alto la cappella è un trionfo fastoso di puttini e stucchi.

Sull’altare è collocata la statua della Santa risalente alla prima metà del 1700, è in legno e cartapesta, decorata con doratura e dipinta. Osservate come è raffigurata la Santa, come una donna matura, a differenza dell’iconografia tradizionale in cui si è soliti rappresentarla come una giovane donna. Le sue braccia sembrano stringere qualcosa, probabilmente una croce andata persa.

A seguire, potrete apprezzare, l’Altare del Crocifisso "Notaio", databili alla prima metà del 1800.
Come mai questo nome così strano, attribuito a un Crocefisso? Ebbene, è così chiamato perché, secondo la leggenda, i contadini non disponendo delle risorse economiche opportune per stipulare regolari contratti di fronte ad un notaio, si presentavano davanti a questo crocifisso e stringendosi la mano concludevano i loro affari.

L’Altare maggiore è dedicato alla Madonna del Lume. Guardate com'è bello nei suoi marmi policromi scolpiti! Due coppie di colonne tortili, sormontate da un arco ornamentale, delimitano la nicchia dell’altare, sormontata a sua volta da una struttura decorativa barocca.

Ai lati dell'altare, durante il restauro del 2009 si ebbe una sorpresa: furono portati alla luce affreschi di chiara impronta seicentesca.

La statua della Madonna col Bambino è in cartapesta e legno scolpito e dipinto con foglia d'oro, risale alla prima metà del 1700. La statua raffigura la Madonna che indossa una lunga veste bianca, con una fascia tempestata di gemme preziose che le cinge i fianchi ed un manto azzurro, mentre regge in grembo Gesù Bambino sorridente.

Percorrendo invece il lato sinistro della chiesa, troverete l’Altare di Sant’Antonio Abate. La statua in legno scolpito è decorata con la foglia d’oro. Su questa statua c'è un aneddoto che vogliamo raccontarvi: durante il percorso che ha portato alla formazione del Regno d'Italia, per evitare che la statua fosse depredata, visto l’alto valore, il popolo brontese la ricoprì con pece nera, tutt’oggi visibile. Così facendo, la statua non venne trafugata poiché venne considerata di poco valore.

A seguire, vi troverete dinnanzi l’Altare della Deposizione e l’Altare dedicato a Santa Maria degli Agonizzanti: nel quadro, una tela ad olio della prima metà del 1800, sono raffigurati la Madonna con il Bambino, un moribondo assistito da un sacerdote e San Michele Arcangelo che scaccia il demonio.

 

Testo e voce narrante di Flavia Cavallaro

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