Eccoci di fronte l'imponente Chiesa madre della nostra città!
Essa è dedicata a S. Basilio il Grande: questo dato ci fa ipotizzare che l'attuale chiesa sorga sul luogo dove in età medievale vi era un piccolo monastero di monaci basiliani greco-bizantini. Sul luogo del monastero, presumibilmente nel corso del 1500, venne edificata una chiesa di tipo basilicale.
Il terremoto del 1693, che ha sconvolto l'intero Val di Noto nella Sicilia orientale, arrecò alcuni danni anche qui, specie alla copertura dell'edificio. Questo evento fece sì che anche Regalbuto si inserisse nel vasto movimento di ricostruzione che nel Settecento vide protagonisti particolarmente i centri della fascia ionica dell'isola.
Un primo intervento sulle coperture del preesistente edificio, e particolarmente del transetto, è stato fatto dal 1720 al 1733. Dal 1735 al 1744 viene edificato il campanile, su disegno di un mastro proveniente da Mineo, rimasto anonimo.
Dovete sapere che fu il vescovo di Catania Pietro Galletti, nel 1747, ad elevare la chiesa madre a Basilica Collegiata: grazie a questo importante riconoscimento, i Regalbutesi si sentirono spronati ad avviare nel 1748 la fabbrica della facciata che aveva bisogno di interventi, i cui lavori furono ultimati nel 1766 dopo un periodo di interruzione. Alla fine, la nostra Chiesa Madre si presenta certamente come espressione di rilievo dell'arte del Settecento siciliano.
Nel 1754 si avvia una nuova iniziativa che destina nuovi finanziamenti per la realizzazione di un progetto complessivo di rinnovamento dello spazio interno della chiesa. Il progetto non viene affidato a un architetto qualsiasi, ma all'ingegnere e architetto Francesco Battaglia di Catania, che aveva già dato enorme prova della sua maestria nella ricostruzione di Catania.
Tuttavia, come accade anche ai più grandi, il suo progetto, in linea con il tradizionale impianto basilicale, inizialmente accolto in sede locale trova però degli ostacoli e viene accantonato.
Fu così che, nel 1755, si avvia una seconda fase progettuale affidata all'architetto Ferdinando Lombardo dell'Ordine dei Crociferi di Palermo: il suo progetto si ispirava ad un modello inedito per la Sicilia del tempo, suggerendo soluzioni ardite già sperimentate altrove fuori dall'isola.
Così, mentre si era pensato di eseguire il progetto del Battaglia, alla fine si attuarono le proposte presentate dal Lombardo.
Ovviamente i lavori non furono ultimati nei tempi previsti, cioè entro il 1772, ma si protrassero fino al 1781. Fu allora che intervenne l'architetto Stefano Ittar, genero del Battaglia e anch'egli ben noto per i suoi lavori a Catania, realizzando la sistemazione del grande arco con sagoma a sesto ribassato, su cui posizionare l'organo, e la scala di accesso allo stesso in sagrestia.
Entrando in chiesa sarete certamente colpiti da un'opera di grande pregio: nel primo transetto a sinistra, si trova l'altare maestoso di S. Vito che si eleva per oltre dieci metri, ricco di marmi policromi.
La bella e pregevole statua lignea del Santo, che porta vittorioso la Croce, è opera del napoletano Giuseppe Picano e si data al 1790.
Proprio di fronte, potete ammirare l'altare del SS. Sacramento, con il quadro ottocentesco del Sacro Cuore: qui noterete subito che si ripete lo schema architettonico dell'altare di S. Vito, ma in maggiori proporzioni e con maggiore ricchezza di marmi, anche se è rimasto incompleto, perché è privo del piano superiore terminale.
Vi invitiamo infine ad ammirare le cinque tele sugli altri altari minori, fra cui vi appariranno grandiose specialmente quelle di San Basilio e degli Apostoli Pietro e Paolo, databili fra il 1800 e gli inizi del 1900; così come sono altrettanto pregevoli i 14 quadri della Via Crucis.
Il pavimento di marmi policromi, che formano vasti disegni geometrici, è invece del 1886.
Testo e voce narrante Vito Moschitta