Appena fuori le mura di Cortona, lungo la strada che scende in direzione delle tombe etrusche del Sodo, incontriamo il cimitero monumentale della Misericordia. Dopo l’editto napoleonico di Saint Cloud (1804) che raccoglieva in un unico corpus legislativo tutte le precedenti e frammentarie norme sui cimiteri (esteso poi al Regno d’Italia con l’editto della Polizia Medica, 1806), i cimiteri divengono un’alternativa imposta da esigenze igieniche. La progettazione di queste strutture diventa, nell’800, occasione di sperimentazione architettonica; lo stile neoclassico con le sue linee pulite, fu subito individuato come perfetta incarnazione del servizio pubblico che la struttura cimiteriale doveva fornire. Nel cimitero si trovano così a convivere due realtà quella di luogo sacro e la rappresentazione della committenza. I primi lavori che hanno portato alla realizzazione dell’odierno Cimitero della Misericordia di Cortona iniziarono nel 1860 con il restauro dei muri di recinzione del cimitero esistente; a questo seguì, nel 1879, il primo progetto di ampliamento degli architetti D. Nibbi e M. Falcini che vide un allargamento del perimetro cimiteriale e la costruzione di un nuovo muro di cinta con celle e cappelle sepolcrali. Gli ultimi interventi furono fatti su progetto dell’ing. Rubini prima e dell’architetto cortonese Domenico Mirri dopo (1883). La composizione planimetrica è quella di un trapezio a cui sono stati aggiunti due mezzi circoli posti ai lati paralleli del trapezio stesso. Qui sono sepolti, tra le tante persone comuni ed illustri di Cortona, anche Gino Severini e la moglie Jeanne Fort.