Comune Omegna
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Municipio

Quasi una torre squadrata e massiccia, così si presenta il palazzo del pretorio di Omegna che ruba la scena alle case circostanti e gareggia in maestosità coi monti e il campanile che gli fanno da sfondo. Fu costruito nel 1848 dall’ingegnere Andrea Nobili De Toma, ultimo discendente dei conti di Crusinallo e signori di Omegna. Quando venne disegnato il palazzo del pretorio, Omegna non contava neppure 2 mila anime, l’opera sembrò di certo troppo ardita per i tempi eppure con il passare del tempo, risultò proporzionata allo sviluppo che la città conobbe. Fu proprio Andrea Nobili de Toma che per 19 anni resse il governo della città operando sempre per il bene pubblico. Grati gli omegnesi gli dedicarono la piazza più grande della città, quella che si apre sotto all’abside della chiesa parrocchiale e che fu poi intitolata a Filippo Maria Beltrami. Un busto marmoreo in suo onore è posto sotto le arcate del municipio che lui aveva progettato

Piazza XXIV aprile ricorda la liberazione della città avvenuta il giorno prima del 25 aprile 1945. E’ caratterizzata da edifici in muratura, porticati con colonne in granito, e da casa Bazzetta, l’antica abitazione della nobile famiglia dei Bazzetta de vemenia che nel 1880 diede i natali all’avvocato Giovanni detto Nino noto soprattutto per le preziose pubblicazioni in ambito di storia locale.

Situata davanti al municipio, la casa è composto da un piano terra con porticato arricchito da colonne di granito, oggi sede di attività commerciali e da due piani superiori .

Si tratta di un edificio medievale anche se l’originaria struttura, insieme agli affreschi che ne decoravano la facciata, non è più visibile perché ristrutturata

Via Alberganti

Via Alberganti: collega piazza XXIV aprile a piazza Mameli, gli omegnesi la chiamano “stra dal buter”, cioè via del burro perché una volta era la strada delle botteghe più caratteristiche e del mercato del giovedì . Sin dal mattino presto qui si radunavano le donne che scendevano coi gerli da Sovazza, da Quarna, dalla Valle Strona per vendere burro e formaggio, acquistare provviste al mercato e tornare a casa con qualche novità da raccontare. Nella casa d’angolo, al n° 12 nacque don Andrea Beltrami

Via Garibaldi

Lasciato alle spalle il municipio, costeggiando il lago si percorre via Garibaldi, un tempo questa strada era chiamata riva Chisciòla, nome che deriva da un dolce tipico a base di noci, nocciole e fichi secchi che, probabilmente, era venduto in una bottega di questa zona.

Uno dei vicoletti che portano all’antico quartiere dei pescatori affacciato sulla riva Chisciòla, è vicolo Beccarin. Questa curiosa denominazione deriva dalla bottega principale: una macelleria dove si vendeva la carne del maschio della capra, detto becco. Addentrandoci tra le viuzze si vedono case che, pur recentemente ristrutturate, parlano ancora del loro passato: al piano terra sono presenti locali che un tempo erano magazzini o botteghe inoltre la struttura architettonica a pettine, tipica dei paesi lacustri coi vicoli stretti e corti, racconta che lì si tenevano al riparo le barche. Ma questo quartiere presenta un’altra curiosità: fu chiamato negli anni 50 “Vaticano” e così è tuttora indicato dagli omegnesi, forse per ricordare l’intreccio di strade che portano alla cupola di S. Pietro.

Ancora pochi passi e si arriva alla riva ovest del lago, quella che un tempo era chiamata” riva ad fund” dove le donne andavano a lavare, i bambini a giocare e gli innamorati a passeggiare. La strada che oggi è lungolago Gramsci, proseguiva ancora per pochi metri fino alla cappella di S. Carlo ancora visibile. Lì nel 1800 finiva l’abitato di Omegna : non c’erano i giardini, non c’era piazza Martiri né ovviamente il monumento ai caduti….c’era solo il lago. Lui c’è sempre stato e sempre ci sarà

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