Il Convicinio è composto da quattro chiese edificate tra il XII e il XIII secolo: attraverso un portale con arco ogivale si accede al cortile su cui si affacciano questi ambienti rupestri dedicati a Tempe Cadute, Sant'Eligio (o dell'Annunziata), San Donato e Sant'Antonio Abate.
La prima chiesa, subito dopo l’arco di ingresso, è conosciuta oltre con la denominazione popolare di TEMPE CADUTE, un nome dato all’intero rione soggetto a continue cadute di massi, le ‘tempe’, anche come San Primo, primo nome dato al complesso.
La prima chiesa collocata immediatamente dopo l'arco di ingresso si articola in due cappelle divergenti divise da un pilastro che si divide in corrispondenza delle arcate. La volta è a vela con nervature centrale, le lunette absidali presentano una croce equilatera a rilievo.
Attraverso un varco, sulla sinistra, si accede alla contigua chiesa di Sant’Eligio, anche denominata dell’Annunziata. Attraverso un passaggio si accede alla cripta di Sant'Eligio, qui si riconoscono l'aula dove si radunavano i fedeli e il presbiterio riservato al celebrante; al fondo dell'aula tre archi definiscono tre absidi ognuno dei quali ha una copertura decorata da una croce. Le pareti mostrano resti di affreschi: nella lunetta absidale di sinistra, in buone condizioni di conservazione, è una rappresentazione del Cristo Benedicente realizzata nel XIV secolo; mentre un affresco poco leggibile che rappresenta una Madonna con il Bambino è collocato all’ingresso.
Continuando si accede alla Cripta di San Donato; internamente si presenta con pianta quadrangolare con due soli pilastri centrali che scompongono il piano delle absidi appena abbozzate. Le volte a tenda evidenziano gli spazi liturgici: in successione dall’ingresso: il vestibolo, cioè uno spazio d’ingresso, poi l’aula destinata ai fedeli ed infine il presbiterio per il sacerdote.La volta del presbiterio di sinistra si differenzia per l’elemento a crociera e quella centrale per un’ampia cupola con inscritta una croce gigliata a rilievo.Di buona fattura gli affreschi: sull’arco che collega il pilastro di destra al muro esterno è visibile il volto di SAN DONATO con la mitra che copre il capo nimbato del Santo Vescovo.Sul pilastro di destra, addossato all’abside, l’immagine di San Leonardo in abito monacale, benedicente alla latina e reggente, con la sinistra il libro ed i ferri del martirio, elemento iconografico caratteristico di questo santo. In basso, genuflessa, la piccola figura del committente. Sull’intradosso dell’arco absidale, a destra, nella parte alta, si nota un affresco, molto rovinato, di Santa Dorotea, giovanetta di Cesarea di Cappadocia che subì il martirio intorno al 311 dopo Cristo divenendo, nel corso dei secoli, protettrice dei giardinieri. Sulla parete di fondo dell’abside due scene seicentesche: a sinistra un Vescovo a cavallo che trafigge un drago, una raffigurazione ricorrente nella iconografia liturgica cristiana, basta osservare le rappresentazioni di San Giorgio e dell’Arcangelo Michele, a destra il miracolo di un Santo Vescovo alla presenza di monaci e devoti. L’ultimo ambiente ( ingresso frontale) è la cripta di sant'Antonio, ha tre navate absidate , con la navata centrale con volta a schiena d’asino con costolone; nella zona absidale le volte a crocera recano croci gigliate scolpite.
Nelle tre navate è possibile vedere i palmenti per la produzione del vino, in quanto in tempi recenti la chiesa fu abbandonata e riutilizzata come cantina andando ad integrarsi nel sistema produttivo della zona ; tutti gli ambienti che si aprono sulla destra delle navate sono stati creati infatti durante lo stesso periodo per questo scopo, si può ancora notare il taglio dei gradini arrotondato per l’usura derivante dalla consuetudine di far rotolare le botti per le scale per posizionarle negli ambienti più profondi e freschi.
Per quanto riguarda gli affreschi presenti entrando a destra, sul primo pilastro riscontriamo sant'Antonio Abate del XV secolo), sul pilastro successivo San Sebastiano, anch'esso del XV secolo, mentre nella zona absidale della navata sinistra c’è una scena devozionale risalente al XVIII secolo, probabilmente relativa al culto della Madonna di Picciano.