Crema, Palazzo Vimercati Sanseverino
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Edificato a partire dal Quattrocento, come testimonia un soffitto con tavolette dipinte presente in un salone del piano nobile e raffigurante profili maschili e femminili, il palazzo appartenne a Sermone Vimercati, uomo di fiducia del duca Francesco II Sforza, che qui fu ospitato in fuga da Milano nel 1526. Sermone nel 1520 aveva sposato Ippolita Sanseverino, figlia di un generale del duca Galeazzo Maria Sforza, unendo al proprio cognome quello della moglie. La coppia compare citata in una novella licenziosa del domenicano Matteo Bandello (Castelnuovo Scrivia, 1484 circa - Bazens, 1561), priore del convento di San Domenico a Crema nel 1523, che ha per protagonisti una greca e un contadino. Il palazzo fu in seguito ampliato dal figlio di Sermone, Marcantonio, e completato dai nipoti Orazio e Ottaviano; si mostra oggi in forme tardo cinquecentesche. Il prospetto principale, su via Benzoni, ha un monumentale portale con timpano ricurvo spezzato contenente lo stemma di famiglia; le finestre del piano nobile sono ugualmente coronate da timpani spezzati con busti togati o armati all’antica. Oltre l’androne con volta unghiata si sviluppa il cortile, porticato su tre lati e connesso a un giardino confinante con l’ex chiesa di Santa Maddalena e Santo Spirito, di proprietà della famiglia dal 1830.

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