Continuando la nostra passeggiata in bici, lungo la litoranea, giungiamo a Piazza dell'Unità d'Italia, proprio di fronte al Palazzo della Prefettura di Messina, dove si può ammirare la copia della splendida fontana monumentale, dedicata a Nettuno o Poseidone, realizzata nel Cinquecento da Giovannangelo Montorsoli, in stile michelangiolesco. Le statue originali di Nettuno e Scilla sono conservate al MUME, Museo Regionale interdisciplinare di Messina, e sulla fontana sono state collocate le loro copie ottocentesche. La fontana simboleggia il dio del mare che, per calmare le movimentate acque dello Stretto, provocate dai mostri Scilla e Cariddi, tiene questi ultimi in catene. In origine la fontana era posizionata di fronte alla Palazzata, al porto, con la statua del Nettuno rivolta con le spalle al mare e con la mano protesa verso la città, per assicurarle la sua protezione. La nuova posizione, invece, risale alla ricostruzione avvenuta dopo il terribile terremoto del 1908.
Il culto di Poseidone è collegato alle più antiche notizie della storia mitica della Sicilia. Il dio del mare veniva infatti considerato padre di Trinaco, il più antico re dell'isola, di Polifemo e di Erice. Si narra, inoltre, che, per dare un regno al figlio di Eolo, re dei Siculi, con il suo tridente il dio avesse separato la Sicilia dalla terraferma, creando così lo Stretto di Messina. Proprio nella città inoltre sorgevano ben tre templi dedicati a lui: il primo, situato nei pressi di Capo Peloro, tra i due laghi di Ganzirri, le cui colonne in marmo, si dice, vennero utilizzate per la costruzione della cattedrale di Messina; un secondo si trovava nel centro della città, dove attualmente sorge la chiesa dei Catalani, e il terzo sulla vetta del monte di Dinnammare. I monti che circondano la zona di Messina venivano inoltre detti “Nettuni” (oggi monti Peloritani).
La voce narrante è di Raffaele Saladino.