Alle pendici del Matese, in località Civitelle c'è il santuario sannitico dedicato molto probabilmente ad Ercole, situato in posizione importante rispetto alla viabilità antica, vicino al percorso del tratturo Pescasseroli-Candela e vicino anche all'itinerario che, superando il Matese, collegava i due versanti, quello molisano e quello campano, del massiccio montuoso.
Il santuario è situato su una piana naturale rafforzata da muri di terrazzamento e di delimitazione in bella opera poligonale, nei quali si aprivano due ingressi di cui uno monumentale. Il pianoro si articola in due terrazze di cui quella superiore è delimitata e sostenuta ad est da un lungo edificio che si apre sul terrazzo inferiore con un prospetto scenografico articolato in un porticato del quale si conservano le basi. Su questo terrazzo c'è il tempio, attualmente conservato solo nel basamento; è possibile tuttavia leggerne l'articolazione, piuttosto semplice: cella unica con quattro colonne sulla fronte e due colonne sui lati lunghi, alle spalle di quelle marginali.
Nella parte anteriore, in posizione centrale, c'era un pozzo. L'accesso era assicurato da una scalinata, come di consueto nei templi italici; di essa restano solo le strutture di fondazione.
La frequentazione del santuario durò a lungo, come l'attività edilizia che in essa si profuse dal IV al II secolo a.C.; la sua importanza fu anche dovuta alla vicinanza a Bojano, il centro più importante dei Sanniti Pentri, al quale Campochiaro legò la propria sorte, soprattutto in concomitanza con l'assedio, la presa e la distruzione della città ad opera dell'esercito di Silla nell'89 a.C. durante la guerra sociale.
La fine di Bojano, oltre ad aver causato incursioni e saccheggi al santuario, significò anche la fine dello stesso. Con tale avvenimento (che non comportò la distruzione dell'area sacra) la frequentazione del santuario si interruppe. Lievi segni di ripresa si ebbero a partire dal I secolo d.C., ma soprattutto tra il III ed il IV secolo d.C., anche in relazione alla ininterrotta valenza dell'area come luogo di transito e, forse, come luogo ricco di acque salutari.
Fonti e bibliografia:
Masciotta G.B., "Il Molise dalle origini ai giorni nostri", Cava dei Tirreni, 1914-52.
Accessibilità
Il santuario è situato su una piana naturale rafforzata da muri di terrazzamento e di delimitazione in bella opera poligonale, nei quali si aprivano due ingressi di cui uno monumentale. Il pianoro si articola in due terrazze di cui quella superiore è delimitata e sostenuta ad est da un lungo edificio che si apre sul terrazzo inferiore con un prospetto scenografico articolato in un porticato del quale si conservano le basi. Su questo terrazzo c'è il tempio, attualmente conservato solo nel basamento; è possibile tuttavia leggerne l'articolazione, piuttosto semplice: cella unica con quattro colonne sulla fronte e due colonne sui lati lunghi, alle spalle di quelle marginali.
Nella parte anteriore, in posizione centrale, c'era un pozzo. L'accesso era assicurato da una scalinata, come di consueto nei templi italici; di essa restano solo le strutture di fondazione.
La frequentazione del santuario durò a lungo, come l'attività edilizia che in essa si profuse dal IV al II secolo a.C.; la sua importanza fu anche dovuta alla vicinanza a Bojano, il centro più importante dei Sanniti Pentri, al quale Campochiaro legò la propria sorte, soprattutto in concomitanza con l'assedio, la presa e la distruzione della città ad opera dell'esercito di Silla nell'89 a.C. durante la guerra sociale.
La fine di Bojano, oltre ad aver causato incursioni e saccheggi al santuario, significò anche la fine dello stesso. Con tale avvenimento (che non comportò la distruzione dell'area sacra) la frequentazione del santuario si interruppe. Lievi segni di ripresa si ebbero a partire dal I secolo d.C., ma soprattutto tra il III ed il IV secolo d.C., anche in relazione alla ininterrotta valenza dell'area come luogo di transito e, forse, come luogo ricco di acque salutari.
Fonti e bibliografia:
Masciotta G.B., "Il Molise dalle origini ai giorni nostri", Cava dei Tirreni, 1914-52.
Accessibilità