Introduzione alla Necropoli
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Le testimonianze più importanti rimangono però nella necropoli di "Crocifisso del Tufo", situate alle pendici della rupe, sebbene inizialmente ne circondasse tutto il perimetro. Essa è l'unica visitabile nei due versanti, settentrionale e meridionale, data la presenza di tombe ben conservate. La parte meridionale della necropoli è quella più estesa, tuttavia però sono anche le più danneggiate. L'etimologia del nome deriva da un crocifisso scavato nella parete tufacea di una cappella rupestre. La principale caratteristica della necropoli è la sua planimetria, infatti la disposizione degli edifici è regolare e le tombe sono raggruppate in "isolati", ricordando i veri e propri quartieri delle città etrusche. L'attività di scavo nella Necropoli di Crocifisso del Tufo è iniziata alla fine del XVIII secolo e non si è ancora conclusa. Nel primo trentennio del 1800 iniziarono gli scavi a causa dell'apertura della via Cassia Nuova, ma fu durante il corso del XIX secolo che si registrò la più intensa attività archeologica gestita quasi esclusivamente dall'ingegnere orvietano Riccardo Mancini che si occupò principalmente di recuperare oggetti preziosi da mettere sul mercato o da inserire nelle raccolte private. Dopo un lungo periodo di abbandono, dal 1959 fino al momento della sua scomparsa, Mario Bizzarri si è dedicato ad una instancabile attività di ricerca e di restauro condotta con metodi e tecniche moderne. Tutti i reperti derivati dagli scavi sono custoditi all'interno dei tre musei orvietani più importanti: Museo Civico, Collezione Faina e il Museo Archeologico Nazionale.

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Liceo E. Majorana Orvieto

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