Isola di Loreto - Monte Isola
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La piccola Isola di Loreto, a nord di Monte Isola, è abitata da molti secoli. Alcuni reperti, forse di origine romana, e molte monete databili tra il 1100 e il 1781 documentano la continuità dell’insediamento sull’Isola.

Parallelamente all’insediamento francescano a San Paolo, alla fine del XV secolo l’isola diventò proprietà delle Suore di S. Chiara, che si sarebbero insediate nel monastero fondato nel Duecento da Bertrada Oldofredi.
Nel 1575 Carlo Borromeo ordinò la chiusura del complesso. L’abbandono dell’isola ne determinò la rapida decadenza, tant’è che nella visita apostolica del 1578 si descrive sull’isola una piccola chiesa priva di arredi, mal tenuta da un eremita: Fra’ Agricano. Nel 1696 Vincenzo Coronelli la descrisse come proprietà degli eredi del conte Alessandro Martinengo e annotò: “Non vi sono che alcune stanze, chiesa e romitorio diroccati”. L’isoletta rimase per lungo tempo un luogo abbandonato su cui sostavano solo i pescatori.

Molti furono i cambi di proprietà fino a quando la duchessa veneziana Felicita Bevilacqua lasciò l’isola all’Opera Pia Asilo Bevilacqua di Verona, che la vendette nell’ottobre 1900 al capitano della marina Vincenzo Richieri di Sale Marasino. Sui resti esistenti, l’acquirente fece costruire dall’architetto Luigi Tombola l’odierna villa, cercando di ricrearne un piccolo castello in stile prevalentemente neoromantico, reso ancora più affascinante e misterioso dalla folta vegetazione di pini, cedri e piante esotiche.

Da un porticciolo con due torrette agli angoli, di cui una con funzione di faro, si risale alla villa che ha una pianta rettangolare ed è alta due piani. La villa è di aspetto molto suggestivo grazie alla torretta, alle merlature, a muri di pietra chiara e ad una visione prospettica che si può godere dall’esterno, dato che si erge su di uno scoglio a strapiombo sul lago emergendo dal rigoglioso giardino.

Nonostante le sue piccole dimensioni, è innegabile che l’Isola di Loreto sia un luogo di grande seduzione, che nel corso della sua storia ha ispirato artisti e poeti, come lo scrittore Costanzo Ferrari che lo scelse per l’ambientazione di alcuni passi del suo romanzo storico “Tiburga Oldofredi”, pubblicato nel 1850, che ben documenta il romantico fascino delle rovine.

Oggi l’isola continua a fare bella mostra di sé con il castello, le torri merlate e le mura, e nel tempo è diventata il simbolo e l’immagine più famosa del Lago d’Iseo.

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