La navigazione fluviale del Lemene
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Superata Concordia Sagittaria, ci avviamo lentamente verso il centro cittadino di Portogruaro. I due insediamenti distano solo pochi chilometri l’uno dall’altro. Qui il fiume Lemene scorre tra alti argini densamente antropizzati e dopo una dolce ansa che volge a ponente, ritorna a scorrere in direzione nord. L’affermazione urbana del centro Portogruarese tra i secoli Quattordicesimo e Sedicesimo, è evidente soprattutto nell’architettura di pregio che affolla il centro storico, segno tangibile di uno sviluppo economico e sociale che è stato sostenuto dai fiorenti commerci che caratterizzavano la vita del centro mercantile del Veneto Orientale. Le premesse di tale prosperità forse potrebbero essere individuate in un noto contratto del 1140, in base al quale veniva creato, alla confluenza tra il Lemene e il Reghena, un centro abitato destinato a richiamare persone intraprendenti e atte al commercio. Questo nuovo insediamento si strutturò come un porto fluviale di notevole importanza per mettere in connessione gli interessi dei veneziani nei confronti delle merci provenienti dal Nord e dall’area germanica. Con l’annessione del territorio nel 1420 sotto la Repubblica di Venezia, la venezianità del centro Portogruarese si accentuò. Con il Decreto Ducale del 1564, il centro cittadino posto sul Lemene divenne ufficialmente l’unico centro doganale delle province venete orientali della Repubblica. Questo comportò un aumento dei già floridi commerci che la città Serenissima intratteneva con l’area confinante con il Friuli, facilitati dalla possibilità di muoversi grazie alla relativa sicurezza e praticabilità dei tragitti fluviali interni. Nonostante il lento declino della potenza marinara veneziana e il lento ripiegarsi verso l’economia agraria e di possidenza, i commerci all’interno del territorio della Serenissima rimasero attivi come è ben testimoniato da un documento conservato in archivio di Stato a Venezia e redatto dai Savi alla Mercanzia del 1763, dove vengono elencati dazi e merci che transitavano alla Dogana di Portogruaro e che per la maggior parte provenivano o erano diretti verso la Germania. Tra le merci più insolite il tariffario indica: “cannocchiali, corni di cervo, lana di Puglia, libri o sia carte stampate, mandole, pelle damaschini, sugo di limon, scorzi di naranza, uva di Smirne”.

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