SECONDA TAPPA
Nella Vena del Gesso a seconda degli affioramenti, si contano fino a 16 strati diversi e ognuno rappresenta il frutto di un ciclo complesso, costituito da:
- una FASE ARIDA che ha comportato un progressivo prosciugamento parziale del bacino periferico dove avveniva la deposizione dei gessi primari della Vena del Gesso;
- una successiva FASE FRESCA che corrisponde alla progressiva ingressione all’interno del bacino di acque non sature di sali, con conseguente interruzione della precipitazione del gesso, sostituito dalla deposizione di sedimenti argillosi.
Ogni strato quindi testimonia l’avvicendarsi di ambienti deposizionali diversi e quindi il formarsi di rocce differenti.
Tra le immagini di questa tappa, puoi trovare un recente modello di deposizione evaporitica dei gessi primari della formazione della Vena del Gesso e la spiegazione di un ciclo climatico legato alla deposizione e correlato a dati astronomici (precessione degli equinozi).
La prima grafica mostra in sequenza tutte le diverse rocce che possono comporre uno strato-tipo e il loro significato rispetto al variare delle condizioni climatiche e degli ambienti di deposizione.
Non sempre però le bancate gessose si presentano complete di tutte le rocce previste dal modello, anzi spesso se ne osservano di meno perché gli ambienti di deposizione non si sono sviluppati tutti compiutamente.
La seconda mostra come anche i cicli astronomici abbiano influito sulla complessa storia della Crisi di salinità del Messiniano mediterraneo, ovviamente insieme ad altri fattori altrettanto importati (innanzi tutto quelli legati a fenomeni tettonici, come la chiusura degli accessi fra Atlantico e Mediterraneo o il procedere dell’orogenesi appenninica).
Possiamo quindi osservare da vicino alcuni cristalli selenitici di dimensioni medio-piccole in una parete di gesso tagliata verticalmente all’inizio del sentiero e, poi più in alto, nella parete sotto i ruderi della rocca di Tossignano.
Questi cristalli appartengono alla prima fase di deposizione del gesso evaporitico (EF3 - Selenite massiva) caratterizzata da cristalli selenitici primari che possono presentare alcune varianti caratteristiche.
La morfologia cristallina più diffusa è quella cosiddetta a “ferro di lancia” o “coda di rondine”, costituita da cristalli geminati che possono raggiungere diversi decimetri di lunghezza (anche più di un metro). Questi geminati si formano verticalmente a partire dal fondo del bacino, con la punta orientata verso il fondale e l’angolo rientrante in alto (regola di Mottura). Questo fattore ci permette di ricostruire la polarità dello strato di gesso.
Il meccanismo di crescita dei cristalli è di tipo competitivo e solo i nuclei disposti verticalmente possono raggiungere dimensioni notevoli.
Possono essere presenti anche altre tipologie di selenite, come lunghi cristalli monoclini non geminati, diritti o leggermente ricurvi.
Testimoniano l’incremento della concentrazione di solfato di calcio, che trasformava le lagune in vere e proprie saline, dove la precipitazione dei cristalli di selenite era continua, veloce e massiccia.
Procedendo la deposizione, la disponibilità di solfato di calcio nelle acque di salamoia si riduceva e i cristalli di gesso in formazione diventavano sempre più piccoli.
Le ridotte dimensioni dei cristalli che stiamo osservando ci indicano proprio un momento meno efficiente di deposizione e l’avvicinarsi della chiusura della fase stessa.