Maniace-Festa della Mietitura e della Trebbiatura
Overview
Reviews 0

Il grano è da sempre  intimamente legato alle radici e al destino dei Nebrodi ed in particolare dei maniacesi che in pieno  XX secolo in cerca di sostentamento per le loro povere famiglie, si trasferiscono dal loro paese natale, Tortorici, a Maniace per coltivare il feudo del Duca Nelson. Abbandonano la propria casa, gli affetti le tradizioni, per trasferirsi in una terra  sconosciuta.Le terre di Maniace per molti anni coltivate  a frumento, hanno rappresentato gli stenti, la lotta e il riscatto di un popolo. Le lotte per la conquista della terra e la fatica per renderla produttiva sono state alla base delle lotte per la conquista dell’Autonomia e del diritto ad autogovernarci. Attorno a quella che era la risorsa principale per il sostentamento della nostra gente, si sono scritte pagine di storia: Il grano segno di abbondanza quando c’era e di miseria quando i raccolti scarseggiavano; Il grano risorsa unica e materia di baratto con quanto necessario alle umili famiglie maniacesi per i loro bisogni; Il pane alimento semplice che ritroviamo nel rito dell’offerta dei “panuzzi” in onore di San Sebastiano. Il grano rappresenta il frutto prezioso della terra, la fatica dell’uomo, l’ansia per le avversità climatiche.

Il pane condivide con il vino e l’olio un alto valore simbolico. Fin dall’antichità esso rappresenta il cibo inteso come nutrimento del corpo e come nutrimento dello spirito.

La coltivazione del grano e la sua trasformazione in pane, sono una tappa fondamentale anche dell’avvenuto passaggio da una vita, soprattutto nomade, a una più stanziale. Si tratta di un passaggio affatto indolore: la fatica della coltivazione e del raccolto, il timore di non possedere cibo sufficiente giustificano l’invocazione del Padre nostro: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano».

La mietitura (fra giugno e luglio) veniva effettuata dagli inquilini della ducea,  iniziava alle prime ore dell´alba e terminava al tramonto, durava da 5 a 20 giorni o piú a seconda dell’estensione  dei campi da mietere.                                                                                                      I mietitori erano i padroni del terreno insieme a quelli dei campi vicini, che si organizzavano con le cosidette "iurnate rennete", cioé si aiutavano l´un l´altro. I mietitori usavano  sulle dita un ditale di canna, "cannedda",  per non tagliarsi con la falce, "fauci". Iniziavano la mietitura suddividendosi i compiti tra i mietitori uomini, che mietevano il grano facendo "i iermeti", fasci di grano, e deponendoli sul terreno per poi essere raccolti che con "i iermiti" formavano "le gregne", fasci di grano piú consitstenti formati da 5 o 7. Li " iermeti "  venivano legate insieme da un "vauzo", steli di grano intrecciati tra di loro in modo da contenere il fascio. Infine tutti i "gregne" venivano portati sull´aia, anticamente sui dorsi d´asino o sui trattori, ed il grano veniva pisato o trebbiato a secondo dell´epoca.  Il ciclo della mietitura terminava con la trebbiatura, giorno in cui si faceva una grande festa.



Testo di ProLoco Maniace, voce narrante di Michela Andronaco

Reviews

0.0

0 comments

Provided by

UNPLI Sicilia

UNPLI Sicilia

L'Associazione Pro Loco UNPLI Sicilia rappresenta, organizza e cura l'osservanza dei doveri delle Pro Loco coordinandone le attività.

This story belongs to