Maniace - Festa di San Sebastiano Martire
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San Sebastiano divenne Santo Patrono di Maniace nel 1937, quando i contadini tortoriciani decisero di introdurre la festa con le stesse usanze e riti del loro paese d’origine che, ancora oggi vengono tramandati da generazioni.
Il momento della festa rappresentava un atto di fede religiosa, ma non solo, diveniva occasione di aggregazione e di libertà per tutte le famiglie contadine oppresse dal duro lavoro imposto dagli amministratori del duca Nelson.

Erano gli anziani ad organizzare la festa e per far sì che ciò avvenisse, si girava per le varie contrade del Paese, portando a tracolla, di famiglia in famiglia una piccola statua del Santo, in legno, accompagnato dal suono della “ciaramedda”; un altro fedele aveva il compito di raccogliere l’offerta dei devoti, i quali non avendo denaro, offrivano ciò che la terra dava loro, il grano; quest’ultimo veniva venduto e il ricavato utilizzato per le spese della festa.

Ancora oggi la festa si celebra con le medesime usanze e riti di un tempo. La domenica precedente la Festa si celebra “U Dauru” i rami di alloro e di agrifoglio che, i devoti hanno in precedenza tagliato, vengono addobbati con fiocchi rossi e immagini del Santo, successivamente benedetti per essere portati in processione al suono della “ciaramedda”, dalla chiesa di San Sebastiano alla Chiesa di Santa Maria di Maniace. Il giorno prima della festa si compie la processione “da Vara”; la vara del Santo, accompagnata dai devoti con le torce e dal suono delle “ciaramedda”, viene portata in processione dalla chiesa di San Sebastiano Martire fino alla chiesa del Castello dove, dopo la recita dei Vespri avviene la benedizione dei “Voti” e dei “Panuzzi” che vengono distribuiti a tutti i presenti.

Il giorno della festa i “Nuri”, uomini e donne vestiti di bianco, si riuniscono prima della celebrazione religiosa nella chiesa di Santa Maria di Maniace per compiere la processione dell’offerta “da cira” e offrire i ceri, vitellini e doni al Santo.

Dopo la celebrazione religiosa il momento più emozionante e caratteristico è rappresentato dalla “Fuitina”: corsa che i “Nuri” con il Santo a spalla compiono per tre volte lungo le navate della chiesa benedettina, seguendo la disposizione a croce latina della chiesa. Quando “u Santu” esce dalla chiesa e sosta sotto il portale normanno si ha la sensazione che il tempo si fermi per rievocare il glorioso passato di quel luogo religioso, da sempre meta di Santi Abati e Sovrani. Prima di iniziare la processione lungo le “contrade” del paese si compiono tre giri attorno la croce celtica posta al centro del cortile del Castello, accompagnati da un unico e commovente grido…… “Grazie a Dio e a San Mmastianu Grazie! E ccu chiù beni ci voli chiù forti lu chiama Grazie!”, Preghiera che rievoca la stessa fierezza dei nostri anziani, quando a fare da spettatori erano i duchi e gli amministratori che da estranei dietro le finestre stavano a guardare.

Quindi, ha inizio la processione vera e propria, lunga e faticosa. Portato a spalla dai "Nudi",  che in tempi passati compivano il tragitto tra fango, neve e sassi.  San Sebastiano farà il giro di tutte le borgate, anche delle più lontane distanti fra loro diversi chilometri. Una processione che ricorda la diaspora cui questa gente fu costretta per tanto tempo, l’infinito peregrinare attraverso le montagne da Tortorici alla Ducea, e che per toccare tutte le tappe, si concluderà solo all’ottava quando la Vara del Santo rientrerà nell’Abbazia Santa Maria di Maniace.

 

 Testo di ProLoco Maniace, voce narrante di Graziana Sanfilippo

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