Mulino Cavedon
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Costruito lungo la Roggia dei Mulini, l’antico opificio idraulico della famiglia Cavedon custodisce un sito di notevole valore etnografico. Il mulino è anzitutto simbolo della tradizione maranese legata al pane e al mais. A proposito di quest’ultimo,  Marano Vicentino vanta una varietà di mais autoctona, nota come ‘Mais Marano’, custodita da un consorzio di tutela e da una cooperativa di agricoltori. All’interno di un edificio ben conservato, sono preservati gli affascinanti macchinari un tempo utilizzati per la macinazione del grano. Ma la storia recente del mulino svela anche, come ricorda l’attuale proprietario, diversi e curiosi aneddoti locali. Il signor Sante Giovanni Cavedon, figlio di Giovanni (l’ultimo degli storici mugnai che operò in questo mulino), racconta come nei primi anni del Novecento, dopo l’accordo raggiunto con i proprietari della vicina centrale idroelettrica (i fratelli Savardo, che la costruirono un centinaio di metri a monte, acquisendo il pieno diritto a utilizzare le acque della storica roggia), il mulino smise di servirsi della tradizionale ruota idraulica a pale, che fu quindi rimossa. Come risarcimento per la deviazione del corso d’acqua, l’accordo stabiliva che il mulino poteva usufruire gratuitamente dell’elettricità prodotta dalla vicina centrale. Tuttavia, i successivi passaggi societari della centrale, non sempre riconobbero l’accordo iniziale raggiunto. Tant’è che l’attività molitoria poté continuare fino ad anni recenti solo con il ricorso a vie legali.

Guarda la videointervista a Sante Giovanni Cavedon, figlio dello storico mugnaio Giovanni Cavedon

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