Palazzo Butera oggi ospita la collezione di Massimo Valsecchi, imprenditore e mecenate d’arte che qualche hanno fa l’ha acquistata e restaurata. La dimora è visitabile in ogni sua parte tranne che per gli appartamenti privati. L’edificio nasce dall’unione di case limitrofe comprate nel 1692 dai Branciforte e gran parte delle bellezze di cui oggi possiamo godere vennero realizzate in seguito all’incendio del 1759.
Dopo aver salito il monumentale scalone di marmo rosso, si apre davanti a noi una serie di saloni, i cui soffitti sono stati affrescati con motivi classicheggianti, scene e personaggi mitologici da Gioacchino Martorana, Elia Interguglielmi e suo figlio Emanuele. Nelle pareti di alcuni saloni di rappresentanza, invece, alcune scenette legate al ciclo delle stagioni sono inserite in barocche cornici dorate. Degne di nota – e per questo ve le segnaliamo - sono anche le porte laccate e dorate nonché i sovrapporta dipinti con nature morte.
Splendida poi è la terrazza panoramica che si affaccia sulle mura delle cattive e sul Foro Italico!
Nel soffitto del salotto gotico possiamo scorgere delle figure abbigliate secondo la moda orientale dipinte da Martorana dopo il 1780.
Negli stessi anni nel salone giallo e nel salone rosso vennero effigiati dei motivi ripresi dal repertorio cinese nelle scuri delle finestre e nelle porte. Inoltre, come a Palazzo Gangi, vi sono dei pannelli con delle mensoline su cui poggiare le porcellane.
Prima di andar via, volevo condividere con voi due curiosità: attraverso il matrimonio con l’ultima erede dei Branciforte, i Lanza di Trabia acquisirono il palazzo. Dalla relazione clandestina di uno di loro con una nobildonna veneta nacque Raimondo Lanza Branciforte la cui misteriosa scomparsa è stata raccontata da Domenico Modugno nella canzone “Vecchio frack”. Infine, sua nonna era Giulia Florio la sorella di Ignazio Florio senior. Insomma, avrete capito quanto fossero intrecciate fra loro alcune delle più importanti famiglie palermitane!
Testo e voce di Conny Catalano