Parlare del Gattopardo senza trattare di Tomasi di Lampedusa sembra davvero impensabile, per questo è venuto il momento di parlarvi di un palazzo che porta il nome della casata dei Tomasi Lanza e che è stata l’ultima dimora del Principe. Il luogo che avrebbe dovuto far dimenticare l’ormai distrutta casa natia, quel Palazzo Lampedusa, ubicato nella non distante via Lampedusa.
Palazzo Tomasi Lanza, è una edificio patrizio del XVII secolo, ubicato sulle Mura delle Cattive e affacciato sul Foro Italico, lungomare di Palermo. Fu acquistato dal principe Giulio Fabrizio di Lampedusa nel 1849, astronomo dilettante, uomo chiave a cui si ispirerà il pronipote, appunto Giuseppe Tomasi di Lampedusa, per dar vita alla figura del principe di Salina.
Tomasi di Lampedusa muore il 23 luglio 1957. Pensate, proprio nello stesso mese in cui aveva immaginato la morte del suo eroe. Una coincidenza che ha quasi il sapore di una premonizione. E nel libro troviamo la descrizione di quel don Fabrizio morente:
"Seduto su una poltrona, le gambe lunghissime avvolte in una coperta, sul balcone dell'albergo Trinacria, sentiva che la vita usciva da lui a larghe ondate incalzanti, con un fragore spirituale paragonabile a quello della cascata del Reno. Era il mezzogiorno di un Lunedì di fine Luglio, ed il mare di Palermo compatto, oleoso, inerte, si stendeva di fronte a lui, inverosimilmente immobile ed appiattito come un cane che si sforzasse di rendersi invisibile alle minacce del padrone; ma il sole immoto e perpendicolare stava lì sopra piantato a gambe larghe e lo frustava senza pietà. Il silenzio era assoluto. Sotto l'altissima luce Don Fabrizio non udiva altro suono che quello ulteriore della vita che erompeva via da lui."
Come si evince, il Principe di Salina non muore nel palazzo Lanza-Tomasi, ma nell’edificio accanto che è l’ex albergo Trinacria. Ma tornando al Palazzo, vogliamo darvi nota soprattutto di un paio di punti sull’edificio: In primo luogo, il ballatoio in fondo alla scala sul quale è possibile ammirare il quadro in cui è ritratta suor Maria Crocifissa, la beata Colbera più volte citata da Giuseppe Tomasi e che fu anche al centro di visioni ed estasi. In una di queste sembra fosse stata tentata addirittura dal demonio a tal punto da scrivere sotto dettatura una lettera in una lingua indecifrabile che è ancora oggi al centro di numerosi studi. Il secondo punto riguarda, poi, il piano nobile dell’edificio, che costituisce per gran parte la casa museo dello scrittore. In esso si trova la biblioteca storica di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, rimasta intatta dall’epoca della sua morte. Dentro le teche di vetro vi sarà possibile ammirare il manoscritto completo del Gattopardo.