Scommetto che lo avete riconosciuto. Si, è proprio lui Palazzo Valguarnera Gangi, dove Luchino Visconti ha scelto girare il famoso ballo del Gattopardo! Vi andrebbe un cambio d’abito? Suggerisco frack, panciotti e cilindri per i signori; trine, merletti e crinoline per le signore. Sarebbe bello immaginare di essere stati invitati all’evento mondano narrato da Tomasi di Lampedusa, non vi pare?
La nostra carrozza si è fermata nella piazzetta antistante l’edificio. Dalle finestre si scorgono luci e soffitti affrescati. La musica solletica le gambe che fremono per le imminenti danze.
Il prospetto ad “L” è estremamente sobrio. Un ordine di finestre con timpani triangolari alternati ad altri spezzati, animano la facciata. Panciuti balconi li precedono. Lo stemma che vediamo appartiene ai Mantegna che ne divennero proprietari nel 1820 grazie al matrimonio con la principessa Valguarnera. Oggi invece è proprietà dei Vanni di San Vincenzo che ogni tanto lo aprono per le visite pubbliche.
Saliamo lo scalone dal curioso andamento diagonale. Da lì ci addentriamo in un’infilata di saloni meravigliosi il cui attuale aspetto risale alla seconda metà del 1700 quando li commissionò Pietro Valguarnera. Egli sposò la giovane nipote Marianna, proprio colei che ha ispirato Marianna Ucria la protagonista del celebre romanzo di Dacia Maraini.
Le decorazioni dei saloni ci lasciano a bocca aperta: tanta opulenza è stata creata grazie al talento di artisti di prim’ordine come Gaspare Fumagalli, Elia Interguglielmi, Gaspare Serenario, Ignazio Marabitti, Giuseppe Velasco e Andrea Gigante.
Ma è nella Galleria degli Specchi che veniamo folgorati dallo stupore! Un soffitto a doppia altezza traforato si estende maestoso sopra le nostre teste, mentre stiamo calpestando un pavimento in maiolica policroma che ci riserva un dettaglio significativo: un gruppo di gattopardi. Lungo le pareti ci sono porte dipinte e quattro grandi specchiere in oro zecchino che riflettono la luce dei grandi lampadari di Murano.
Nella parete opposta alla nostra si aprono due boudoir alla cinese. Databili tra il 1757 e il 1758, ispirarono tutti i salottini alla cinese realizzati successivamente in Sicilia. Il boudoir cinese di sinistra è decorato con fiori esotici, arbusti, uccelli dalle lunghe piume e personaggi vestiti secondo la moda orientale. Appaiono sotto la forma di intagli in legno e decorazioni in stucco che lasciano spazio ogni tanto a mensoline su cui sono adagiati piccoli oggetti di porcellana cinese. Il suo omologo presenta scomparti decorativi al posto delle mensole, mentre, fasce verticali con motivi floreali si alternano ad imitazioni di superfici tartarugate. Notevoli appaiono anche gli arredi in stile rococò e i lampadari in vetro di Murano.
Adesso potremmo andare a danzare nel Salone da Ballo o dirigerci verso il buffet allestito nella terrazza che si affaccia su Piazza Sant’Anna.
Non so voi, ma credo proprio che andrò a ballare. Tra un valzer e una quadriglia ammirerò il Trionfo delle virtù necessarie al principe di Gaspare Serenario. Chi viene con me?
Testo e voce di Conny Catalano