Il palazzo Gravina di Comitini è il risultato di un lungo processo di trasformazioni e ampliamenti. Era una antica residenza costruita nel 1500 su via del Bosco e divenne, nel 1670, proprietà di donna Violante Bonanno, principessa di Roccafiorita. La nobildonna subito dopo avere acquistato il palazzo, decise di rinnovarlo, affidando l’incarico all’architetto Lorenzo Ciprì.
Il Palazzo cambiò presto di proprietà. Nel 1739, infatti, Michele Gravina, principe di Comitini, lo acquistò per farne la sua dimora. Tra il 1752 e il 1757 il nobiluomo attuò un ampliamento dell'edificio inglobando i palazzi vicini che davano su via Maqueda.
L’incarico progettuale fu dato a Nicolò Palma, architetto del Senato palermitano; i lavori si realizzarono tra il 1768 e il 1771.
Nel 1926 il Palazzo fu acquistato dallo Stato per destinarlo a sede della Provincia. Per tale scopo, su progetto dell’architetto Salvatore Caronia Roberti, il palazzo subì nuove modifiche e fu adattato alle esigenze della nuova funzione amministrativa che comportò la realizzazione di un quarto piano.
Sapete in cosa consiste la particolarità di questo edificio? Esso si sviluppa introno a un articolato impianto a tre cortili disposti a L con tre accessi distinti, due su via Maqueda e uno su via del Bosco. Dal portale di sinistra, su via Maqueda, potrete accedere allo scalone d’onore, da cui avrete modo di ammirare la particolare visuale prospettica dei due cortili in sequenza, intervallati da un portico colonnato. L’ingresso da via del Bosco immette nel cortile dello scalone in cui è collocata una fontana di marmo incorniciata da una composizione pittorica a trompe l’oeil.
Dal lato di via Maqueda, percorso l’ampio scalone in marmo rosso, entrerete nel primo ambiente del piano nobile, una sala caratterizzata da una volta decorata illusionisticamente con una finta balconata decorata da vasi fioriti e dallo stemma dei Comitini ai quattro angoli, mentre alle pareti è dipinto un portico. Da questa sala avrete accesso a una successione di ambienti destinati ad accogliere gli ospiti del Principe. Nella Sala gialla, profondamente rimaneggiata, le sovrapporte sono decorate da dipinti neoclassici con paesaggi e ruderi; alle pareti sono oggi esposte opere di artisti contemporanei raccolte dall’Amministrazione Provinciale.
Proseguendo, troverete il Salone verde che presenta un soffitto decorato a stucco. Vi segnaliamo soprattutto le sovrapporte, decorate con raffigurazioni di Paesaggi con marine e architetture e tre putti che giocano simboleggianti Le Stagioni, attribuite a Elia Interguglielmi pittore e decoratore di interni tra i più rappresentativi del Settecento palermitano. Diversi dipinti e sculture di fine Ottocento e inizio Novecento arredano l’ambiente: di Ettore De Maria Bergler sono i quadri Donna con brocca e Donna alla fontana.
Anche le sovrapporte del successivo Salone rosso recano figurazioni allegoriche di Virtù attribuite ad Elia Interguglielmi. Opera dello scultore Mario Rutelli è un realistico ritratto di vecchio in bronzo che vedete qui esposto.
La Sala Sciascia, con soffitto a cassettoni, raccoglie tele di Renato Guttuso, Salvatore Mirabella e Rocco Lentini. Pregevole il ritratto in bronzo di Leonardo Sciascia, eseguito da Mario Pecoraino, che dà il nome alla Sala.
Infine, ecco la celebre Galleria o Sala Martorana, che prende il nome del rinomato artista palermitano, Gioacchino Martorana, che nel 1770 decorò ad affresco la volta con Il Trionfo dell’Amore al centro, Paesaggi marini, Putti che giocano e nei medaglioni angolari le Quattro virtù cardinali: ovvero Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza, le virtù umane che, secondo la religione cattolica, devono far da pilastro a una vita dedicata al bene.
Questa scheda è stata elaborata da Maria Fernanda Ghersi, voce narrante