Palermo - Villa Malfitano Whitaker
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Benvenuti a Villa Whitaker a Malfitano! In questo percorso vi condurremmo alla scoperta di questa magnifica residenza nobiliare dallo stile neo-rinascimentale. 

Nel 1885 Joseph Whitaker, da pochi anni sposato con Tina Scalia, acquistò un grande appezzamento di terreno in contrada Malfitano, luogo strategico che dalla fine del 1700 divenne sede di villeggiatura della nobiltà palermitana.

I due coniugi affidarono il progetto per la realizzazione della loro imponente abitazione all'architetto Ignazio Greco, a cui chiesero espressamente di ispirarsi alla fiorentina villa Favard progettata nel 1857 dall'architetto Giuseppe Poggi. Inoltre, pensarono di realizzare un parco informale progettato da Emilio Kunzman con la supervisione dello stesso Joseph Whitaker, che era un abile botanico. 

La villa è composta da quattro livelli: al seminterrato trovate le cucine, al piano rialzato gli ambienti di rappresentanza, al primo piano gli appartamenti privati e infine un sottotetto destinato alla servitù.

Una volta entrati, potrete apprezzare diversi elementi in ferro, ghisa e vetro disegnati da Ignazio Greco: dalla raffinata loggia panoramica posta sul fianco meridionale, dal lucernario del primo piano e dalle scalette a chiocciola che vi portano al seminterrato.

Al piano terreno potete visitare tutti quegli ambienti in cui si svolgevano le attività socio-relazionali della famiglia: due salotti, in stile Luigi XV l’uno, Luigi XVI l’altro, la Stanza del biliardo, la Stanza da pranzo, il Fumoir, la biblioteca, il Salone da ballo e la cosiddetta Sala d’Estate.

Tra una stanza e l’altra, lasciatevi incantare dalla magnifica galleria-corridoio segmentata in campate con volte a botte e a crociera, decorate alla pompeiana con raffinate grottesche classicheggianti, storielle mitologiche, motivi floreali. Osservate quale sia lo sfarzo dell’arredamento! Oltre che dipinti ottocenteschi, spiccano diversi manufatti artistici di notevole fattura, quali ad esempio i due elefanti cloisonnès provenienti dal Palazzo Reale di Pechino, le imponenti lampade zoomorfe in bronzo, e gli straordinari arazzi in lana e seta di Gobelins, datate intorno al 1565 e decorati con Storie del poema Eneide, opera del grande poeta latino Virgilio, posti sulle pareti dello scalone.

Ideatore e direttore dei lavori fu Rocco Lentini, pittore palermitano allievo di Francesco Lo Jacono, insieme ad un gruppo dei migliori artisti fra la fine del 1800 e gli inizi del 1900, quando lo stile imperante era quello del Liberty: lo stuccatore Giuseppe Enea, lo scultore Salvatore Valenti, Giovanni Nicolini, Ettore de Maria Bergler, Francesco Padovani, autori anche delle minute decorazioni con scene di genere e bucoliche, dipinte nelle porte, nelle sovrapporte, negli stipiti delle finestre dei due salotti in stile rococò.

La Sala d’estate, decorata tra il 1887 e il 1889 da Ettore De Maria Bergler, simula un vero e proprio giardino artificiale con piante esotiche e svariati generi di volatili. Lo scultore palermitano Salvatore Valenti eseguì le carpenterie e le boiseries per la Stanza da pranzo. Le decorazioni a tempera delle stanze del primo piano e in particolare l’illusionistico incannucciato con rampicanti e rondini della Biblioteca, il fregio a finto stucco dello Studiolo, la volta sfondata della Stanza da letto e i diversi esemplari di volatili della Stanza degli uccelli sono opera di Rocco Lentini.

Come avete potuto comprendere, la villa è dotata di un patrimonio storico-artistico davvero impressionante! Tutto ci testimonia la passione antiquaria dei proprietari, raffinati e poliedrici collezionisti i cui interessi spaziavano dalla maiolica, ai tessuti, ai coralli, agli avori, ai vetri, ai ventagli, alle porcellane, alla mobilia di differenti stili e provenienze.

I manufatti di arte decorativa erano di ogni genere: capezzali, acquasantiere, reliquiari. Fra questi, potete osservare i due Trionfi con l’Annunciazione e il Trionfo di Apollo, due capolavori dell’arte del corallo trapanese a cavallo tra il 1600 e il 1700 secolo. Infine, non dimenticate di apprezzare il clavicembalo laccato e dipinto della seconda metà del XVIII secolo del cembelaro belga Nicholas Peson



Questa scheda è stata elaborata da Giovanni Castelli, voce narrante

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