Il canto XXIV del Purgatorio vede come protagonisti i fratelli Forese e Corso Donati che si trovano nella sesta cornice, dove espiano le colpe i golosi. La famiglia Donati condizionò, nel bene e nel male, la vita di Dante: il poeta aveva infatti sposato Gemma Donati, appartenente a un ramo della famiglia. Dante e Forese si erano scambiati sonetti ingiuriosi in cui Dante accusava Forese di ghiottoneria, di trascurare la moglie per andare con altre donne e di essere un ladro come molti membri della sua famiglia. Forese invece accusava il sommo poeta di farsi mantenere dal suocero.
In ogni caso Forese era stato per Dante amico e collega, al punto che Dante si commuove nel vederlo sofferente. In questi versi le parole di Dante sono in risposta alla domanda di Forese su quando si rivedranno, ovvero quando Dante morirà. Dante risponde di non sapere quanto gli resti ancora da vivere, ma è grande il suo desiderio di staccarsi dalle cose terrene e di lasciare la città natale che di giorno in giorno mostra il suo declino morale. Forese ribatte che molto presto il principale responsabile di questa situazione degenerata, il fratello Corso, morirà trascinato da un cavallo, fino a restarne orribilmente sfigurato. (cfr. lastra di Piazza S.Salvi)
La lastra viene collocata in via del Corso, nel cuore della zona più antica della “Florentia” romana, caratterizzata dalla presenza di alcune edifici storicamente importanti, come: la Torre dei Ricci, la Torre dei Ghiberti e poco più avanti la Torre dei Donati. Questa si trova vicino al cosiddetto “vicolo dello scandalo” ossia un passaggio interno trecentesco che divideva le proprietà dei Cerchi e Donati. La rivalità delle due famiglie fu talmente profonda ed importante da creare la spaccatura tra le fazione dei guelfi bianchi e dei guelfi neri.