Il terremoto del 1930 è l’evento che condiziona maggiormente lo sviluppo novecentesco dell’edilizia residenziale di Senigallia, e sancisce definitivamente l’estensione della città al di fuori della cinta muraria. I danni ingenti subiti dal tessuto edilizio del centro storico esigono soluzioni radicali che vedono il coinvolgimento diretto dell’Istituto Case Popolari (ICP) di Roma, allora presieduto dall’architetto Alberto Calza Bini.
Il 21 aprile del 1931 è pubblicato il Piano Regolatore redatto da Giovanni Carbone, ingegnere del Genio Civile. Il Piano propone un ampliamento della città di proporzioni eccezionali. Le zone scelte per l’ampliamento sono quelle in cui già negli anni ’20 si era in parte costruito in assenza di un piano: a nord-ovest nel rione Pace, nei pressi di piazza d’Armi e dell’ippodromo, nel rione Portone, a sud est, e lungo il litorale di levante tra la foce del fosso di S. Angelo e la Portella.
Il nuovo quartiere popolare nasce a fianco del vecchio ippodromo, nel rione Pace. Con una convenzione stipulata il 25 marzo 1932 l’area viene ceduta gratuitamente all’ICP romano dal Comune, che si impegna a realizzare le strade e la rete fognaria prima dell’inizio dei lavori.
L’intervento vede la realizzazione di un blocco di 84 alloggi di dimensioni minime, realizzati in un lotto di forma irregolare addossato alla strada curva che costeggia l’ippodromo.
Viene costruito un blocco edilizio di grande interesse per l’adattamento del sito, le soluzioni d’angolo e l’uso dei materiali: la forma irregolare del blocco è risolta con l’uso di elementi curvi come il prospetto concavo e l’elemento d’angolo trattato come un torrione angolare.
Il nuovo insediamento entra a far parte della dinamica urbana poiché integrato in quel programma di trasformazione che troverà forma compiuta quando, nell'area contigua, al posto dell’ippodromo, sorgeranno lo stadio del Littorio, inaugurato nel 1933, e i manufatti industriali del Consorzio Agrario (1936-1937).