Sapevate cosa è il 'musciariddu'?
Il culto di San Cataldo prevede tutt'oggi la consegna nelle mani della statua del santo di un'offerta votiva, un mazzetto di spighe biondeggianti, simbolo di ricchezza e abbondanza e segno di buon auspicio per il prossimo raccolto.
Sapete come nacque la devozione a San Cataldo, qui nel nostro paese?
Il borgo fu consacrato a San Cataldo per la devozione della famiglia Galletti. Racconto popolare vuole che il Santo Vescovo Cataldo, patrono di Taranto, si ritrovasse in Sicilia a causa di un naufragio e che peregrinando arrivasse fin qui, quando ancora il nostro paese era poco più di un villaggio.
La comunità, affascinata dalle sue prediche, lo invitò a rimanere, ma Cataldo desiderava ritornare in patria e si rifugiò una notte in una grotta in contrada Bifuto, che da allora la gente del luogo chiama zona di sancatalluzzu. Durante il sonno, gli apparve in sogno un angelo che gli comandò di proteggere quella comunità assegnando poi il suo nome al villaggio. Ecco perché il Santo è raffigurato con un mazzo di musciariddu (ovvero di grano) in mano, in segno di augurio di una buona raccolta.
Pensate, il suo culto è molto antico; già prima della fondazione del paese esistevano una contrada e una chiesetta nella baronia di Fiumesalato che prendevano tale nome.
La festa del nostro patrono si celebrava due volte l'anno, in due date: l'ultima domenica maggio e la domenica dopo l'8 marzo, giorno in cui si commemora la nascita del santo.
In occasione di quest'ultima ricorrenza, detta di 'San Catallu di li faviani', ancora nel 1800 si svolgeva la processione mattutina; mentre nei primi decenni del 1900 la festa si ridimensionò celebrandola solo in chiesa. L'altra dal 1980, si festeggia il 10 maggio in ricordo dell'anniversario del rinvenimento del corpo avvenuto nella città di Taranto.
Difatti, il santo assolveva le tipiche funzioni di patrono bene espresse dalla comunità attraverso un'invocazione recitata nei momenti di bisogno: 'sancatalluzzu scansaticci di guerri, pesti, timpesti, e tutti li sorti periculi du munnu'. Ovvero, con un vezzeggiativo che solo noi fedeli di San Cataldo possiamo permetterci!, lo preghiamo di scansarci da guerra, peste, tempeste e ogni sorta di pericolo che possa caderci addosso!
Ancora oggi festeggiamo il Santo il 10 maggio.
Con solennità, al mattino presto suonano colpi di cannone e risuonano festose le campane iniziando la festa a San Cataldo.
Il rito religioso prevede la recita del santo Rosario e le litanie di San Cataldo, seguite dalla messa solenne concelebrata dai sacerdoti della città presso la chiesa Madre. Infine, la statua del santo patrono viene portata in processione per le vie, con musica allegra, suonata dalle bande musicali del paese. La festa conclude con la benedizione della città e i coloratissimi fuochi d'artificio.
Testo di Angelo Ristagno e voce narrante di Sofia Cazzetta