La modernissima chiesa di San Paolo Apostolo si erge, nella sua originalissima struttura, nel rione Sciarè in via Cattaneo. Il Riva, nei suoi “Annali” ricorda che “nel 1794 una tempesta fece molto danno dalla parte di Sciarè”, comparve così per la prima volta il termine Sciarè nella storia della città.
Il 5 agosto 1965 il Cardinale Giovanni Colombo eresse a parrocchia autonoma il rione di Sciarè, sotto la denominazione di San Paolo Apostolo, in onore di Papa Paolo VI.
Il 3 ottobre dello stesso anno faceva il suo ingresso ufficiale il primo parroco, don Guglielmo Nocent. Si celebrava però l’Eucaristia in una sede provvisoria.
Il 21 marzo del 1968 la Commissione Diocesana per l’Arte Sacra approvava il progetto dell’architetto Mariarosa Zibetti RIbaldone (che “ispirandosi alle innovazioni conciliari per le quali i fedeli sono concelebranti dei riti religiosi, l’aula sacra assume una forma avvolgente quasi a voler avvicinare il più possibile l’umano al divino”) in collaborazione con Benvenuto Villa, dava il via alla fase realizzativa della nuova chiesa.
La costruzione è stata eseguita dall’impresa Borio Mangiarotti.
La consacrazione avvenne il 7 ottobre 1973.
È stato impiegato il cemento armato, grazie l’adattamento di questo materiale a qualsiasi forma strutturale per la realizzazione di pareti curvilinee, copertura a falde inclinate e raccordi senza interruzioni fra elementi verticali e orizzontali.
Si accede alla chiesa dal nartece.
Alla destra si trova il battistero, con il fonte battesimale, scultura in marmo bianco di Lino Cassani.
La zona battistero si trasforma nel torrione autoportante e culmina in una punta che funge da torre campanaria e risulta formata dalla fusione delle pareti del presbiterio, del battistero e della penitenziaria. Dalla cuspide si espande la vela che copre lo stesso battistero e il nartece.
Segue una piccola cappella, usata per le celebrazioni feriali, che ospita una scultura cinquecentesca della Madonna, opera della scuola del Sansovino.
L’aula è un seminterrato con pareti inclinate verso l’esterno che si raccordano all’altezza della copertura a proiezione ellittica. Spiccano sullo sfondo, come un richiamo celeste, la mensa e il Tabernacolo, sculture in marmo bianco di Lino Cassani, illuminati da una finestra nascosta ai fedeli. A lato della mensa, una grande croce, scultura lignea di fine ‘700. La “Via Crucis” è di Silvio Zanella. Due vetrate: una di Ambrogio Fumagalli e una di Gianni Cassani.
Un loggiato, evidente richiamo ad un matroneo delle prime basiliche cristiane, per nulla contrasta con la concezione modernissima del complesso architettonico.
La copertura ha la zona centrale più bassa e sulle pareti perimetrali si trovano ampie fessure illumananti, chiuse da vetrate artistiche.