Se vuoi trovare un luogo in cui natura e sacralità sono in perfetta armonia, ti suggerisco una visita al Santuario della Madonna del Ponte.
Ci troviamo nel territorio di Partinico in un luogo verde avvolto dal silenzio, dove il tempo è scandito dalle preghiere dei fedeli dallo scrosciare del fiume Jato.
Non si conosce la data esatta della costruzione del santuario: secondo diversi studiosi locali fu edificato intorno al 1300.
Le sue vicende sono legate al periodo in cui gli abati cistercensi del monastero di Santa Maria di Altofonte amministravano il territorio di Partinico sotto incarico del Re Federico II d’Aragona, che era solito dilettarsi in battute di caccia nel Bosco di Partinico.
Fu a causa della devozione del sovrano alla Madonna che l’abate Pietro Guzio lo spinse alla realizzazione o forse al restauro di una piccola chiesa in contrada Ponte, in modo che il re potesse partecipare alla messa quando si fosse trovato in zona.
Ciò che vedrai oggi è il frutto dei lavori e dei restauri che si sono susseguiti nel corso della sua storia.
I primi risalgono al 1700, quando furono aggiunte le due navate laterali.
Altri lavori furono realizzati tra il 1800 e il 1900 ed hanno interessato il pavimento, la sacrestia e le volte all’interno dell’edificio.
Nel grande piazzale esterno, oltre al bevaio e al campanile, potrai ammirare la coloratissima scalinata, con ceramiche che recano immagini di santi e beati, cari a noi fedeli partinicesi,
Tra questi, la Beata Pina Suriano, originaria di Partinico e dichiarata beata nel 2004 da papa Giovanni Paolo II.
I santi si alternano a immagini di arance, limoni, melograni, barche di pescatori e fiori.
La suggestiva scala, ispirata alla ceramica di Caltagirone, è opera degli artigiani locali Rossano La Verde e Giuseppe Castagna.
Ma prova ad entrare in chiesa. Qui è custodito il quadro raffigurante la Madonna di Altofonte che sovrasta un ponte. Ha in braccio il bambino Gesù e ai suoi lati i santi Pietro e Paolo. Questo quadro è stato ritrovato in una grotta al di là del ponte che attraversa il fiume Jato.
Nel corso degli anni il quadro è stato oggetto di diversi racconti popolari, ma io ti descriverò la storia più diffusa tra gli abitanti della zona.
Un giorno un anziano pastore del luogo, mentre pascolava il proprio gregge, fu costretto a ripararsi in una grotta a causa di un imminente temporale.
Una volta dentro, si accorse subito della presenza di un quadro, ma pensando che fosse un'allucinazione, non si avvicinò: finito il temporale fece ritorno a Partinico.
Una volta a casa, raccontò la strana visione all’arciprete del paese, che inizialmente fu scettico ma poi si convinse a seguire il pastore alla cerca dell'immagine sacra.
Giunti alla grotta recuperarono l'immagine della Vergine, e questa fu condotta in festa e collocata presso la Chiesa Madre.
Immagina la gioia con cui fu accolto il quadro, che fu intitolato dai cittadini “Bedda Matri di lu Ponti” (Bella Madre del Ponte), proprio perché accanto alla grotta si trova il ponte sul fiume Jato.
Ma la storia non finisce qui! Il giorno seguente all’arrivo in paese, misteriosamente, il quadro sparì e ritornò al luogo di ritrovamento.
Per una seconda volta il prete portò l’immagine a Partinico, ma di nuovo collocata l’opera in chiesa sparì nuovamente.
Qui viene il bello! La strana vicenda giunse anche agli abitanti del vicino comune di Alcamo che si precipitarono a recuperare l’opera, reclamandone il diritto di proprietà: secondo loro la grotta rientrava nel loro territorio. Come spesso è accaduto in queste vicende, non giungendo ad un compromesso, i rappresentanti dei rispettivi comuni decisero di porre il quadro sopra un carro trainato da buoi, in modo che fosse la volontà divina a “scegliere” il paese in cui rimanere.
Il carro si fermò all’interno del territorio partinicese, nel punto in cui sorge oggi l’odierno Santuario, ponendo di fatto fine al diverbio tra i comuni limitrofi.
Scheda di Miriam Ciulla. Revisione di Vito Polizzi e Marcella Agnone. Voce narrante di Antonio Alfano.