Tempio C o di Apollo
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Mi chiamo Perseus e mi trovo sul lato est, davanti le rovine del Tempio “C” che domina l’acropoli di Selinunte.  Anche questo tempio, come quelli presentati finora dai miei compagni, era un periptero esastilo, ovvero un edificio interamente circondato da colonne di cui sei sulle facciate principali. Qui, le colonne sui lati lunghi erano 17.  Le 6 colonne ad est e le otto colonne attigue sul lato sud avevano dei fusti monolitici, cioè erano costituite da un solo blocco; le altre colonne si componevano di sei tamburi di altezze variabili.  Le colonne presentavano una rastremazione, cioè un graduale assottigliamento dalla base alla sommità, ma non presentano l'entasi, ovvero il rigonfiamento centrale, come invece si riscontra in altri templi selinuntini. Mio padre mi spiegava che il rigonfiamento delle colonne serviva a creare l'effetto ottico necessario a far vedere, da lontano, le colonne dritte. Sulle colonne era posto l’architrave e quindi il fregio costituito da triglifi e metope. Al centro del timpano, in facciata, era applicata una maschera di Gorgone in terracotta. Il tempio si alzava su un piano accessibile da quattro gradoni, ma una scala più praticabile di otto gradini ad est ne permetteva l’accesso. 

Vi siete chiesti come hanno fatto gli archeologi a risollevare le colonne oggi, visibili? Semplice!

L’intervento di ricostruzione di questa parte  del colonnato,  rialzato negli anni 1925 - 1927, è stato possibile grazie al fatto che, durante il crollo, il lato nord si è depositato a terra, spargendo file parallele di colonne disgiunte in ordine perfetto, come nel moderno gioco del domino!  Girando attorno al tempio, sul lato nord, sono visibili il colonnato e parte del muro della cella, che si vede anche dal lato ovest.  Questo tempio, rispetto agli altri, ha un'altra particolarità: dietro le colonne della facciata est, si trovava una seconda linea di colonne che precedeva il pronao e il portico di accesso alla cella, chiuso da un cancello in metallo che si apriva verso l’esterno.  Ne sono ancora visibili le tracce a ventaglio sul pavimento! 
Il tempio comprendeva il pronao, la cella, che era sopraelevata di due gradini rispetto al pronao e il retrostante adyton, usato come tesoreria.  Il tempio presentava una sproporzione tra lunghezza e larghezza nelle sue forme, ma fu notevole lo sforzo degli architetti dell’epoca di conseguire una certa perfezione stilistica attraverso l’introduzione di modifiche, sia di forme, sia di dimensioni, negli elementi architettonici, durante l’esecuzione dell’opera.  Da questo tempio provengono tre famose metope che ne decoravano il fregio: la Quadriga del Sole, Perseo che uccide la Medusa alla presenza di Athena, Eracle e i Cercopi e anche alcuni frammenti della testa della Medusa, che oggi potete vedere esposti presso il Museo Archeologico Regionale "Antonino Salinas" di Palermo. 

Questa scheda è stata realizzata dagli alunni della classe 3 D del plesso "V. Pappalardo" seguiti dagli insegnanti P. Ancona, G. De Simone, R. Di Gregorio, F. Leo.

La voce narrante è di Riccardo Lo Verde

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