Tomba Campana
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Separiamoci per un po’ dal percorso della via Francigena. Ne vale la pena!

Proseguiamo su una stradina immersa nel verde che ci conduce davanti all’entrata della tomba Campana. La struttura purtroppo viene aperta solo per visite organizzate ma non arrendiamoci e proviamo ad immaginarla!

Una grotta sepolcrale etrusca, fabbricata nel tufo, con entro alcuni dipinti parietarii di buona conservazione insieme ad alcune urnette, oggetti mortuarii, vasi e tazze fittili la più parte di tinta nera e del più antico stile” così Giovanni Pietro Campana, famoso archeologo e collezionista, descriveva nel 1843 la tomba, in una lettera al cardinale Camerlengo Giacomo Giustiniani, dopo scavi dai lui stesso effettuati nelle proprietà del principe Chigi.

Se siete qui con una visita organizzata potete entrare! Altrimenti, qui davanti al suo ingresso provate a immaginare!

Entriamo dunque in un largo dromos, un ingresso con due piccole celle, tuttora percorribile, dal quale si accede ad una prima camera sepolcrale seguita da una seconda di dimensioni più piccole. Le due sculture di leoni che osserviamo all’interno del corridoio sono delle copie degli originali che sono conservati nel Museo dell’Agro Veientano a Formello; in passato dovevano esserci altre due sculture di leoni all’esterno del dromos, purtroppo sparite a causa di atti di vandalismo. I leoni, come dei veri custodi, dovevano sorvegliare la grande tomba!

La prima camera di forma quadrangolare ha il soffitto leggermente ricurvo e due letti in pietra dove erano distesi i corpi dei defunti. Sulla parete di fondo in cui è presente una porta, dalla quale si accede alla seconda camera, c’erano pitture oggi sfortunatamente scomparse a causa delle pessime condizioni di conservazione della tomba. Nonostante ciò, ci sono giunte immagini di queste pitture grazie ai disegni di Luigi Canina, architetto e amante dei monumenti antichi. Canina si recò in visita alla tomba nel 1844 e nel 1847 pubblicò le immagini nell’opera l’Antica città di Veii. La porta era circondata da decorazioni a triangoli neri, rossi e gialli; mentre le due pareti laterali presentavano rappresentazioni divise in 4 pannelli sormontati da disegni di fiori.

Nel primo pannello della parete di sinistra erano rappresentati un giovane a cavallo e una pantera; nel secondo pannello in basso a sinistra tre quadrupedi di diverse dimensioni.

Nel primo pannello della parete di destra erano rappresentati un giovane a cavallo con due accompagnatori e dei piccoli animali; nel secondo in basso a destra erano rappresentati in primo piano una sfinge, un felino rampante e un altro quadrupede.

Entriamo ora nella seconda camera, di dimensioni minori rispetto alla precedente, con soffitto piano e decorata da sei grandi scudi dipinti che oggi non sono più visibili, perché anch’essi deteriorati.

I dipinti sono stati influenzati dalle raffigurazioni di alcuni vasi detti corinzi e per questo possono datare la tomba tra il 625 a.C. e il 585 a.C.

Da pochi anni si è scoperto che parte del corredo di questa splendida tomba (tre urnette, due bracieri e due grandi anfore) in realtà non apparteneva alla tomba originaria ma proviene da scavi condotti ad Orte, un comune nella provincia di Viterbo;

Perché, quando e da chi il corredo di un’altra tomba etrusca è stato collocato nella tomba Campana?

In realtà quando la tomba venne scoperta questa era quasi priva di corredo, poichè già scavata in passato. Giovanni Pietro Campana per aumentare il prestigio del suo rinvenimento pose al suo interno i ritrovamenti di Orte.  

In seguito il pontefice Pio IX trasformò la tomba con il “falso” corredo in un museo locale meta di illustri visitatori fino al 1901 anno in cui fu trasferita al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. Oggi il corredo della tomba è conservato nel Museo dell’Agro Veientano a Formello.

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Eleonora Blasi

Dottoressa in Archeologia Classica (Università di Roma "La Sapienza") con il voto di 110 e lode

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