In un Carruggio del Centro Storico di Genova, pare Vico al Campanile di San Luca, nei tempi passati aveva preso dimora una giovane donna di nome Miranda. Era genovese di adozione, in vita esercitava come tante altre l’antica arte del meretricio, concedendosi a poco prezzo nei pressi della zona dove secoli dopo sarebbe sorto il famoso Bordello Lepre, in Vico Lepre, condotto abilmente dalla Scià Rinna, meglio nota come la Tigre di Gondar. Ma cerchiamo di non divagare con altre storie e torniamo a Miranda. La poverella, molto graziosa e con il viso chiaro come la luna, se pur costretta dalle necessità, ogni volta che concedeva il suo corpo lo faceva con gran sentimento. Questo naturalmente era visto più come un difetto che come un pregio e la speranza e il sogno di una vita migliore sfiorivano subito dopo ogni amplesso. Miranda aveva un fidanzato, un pescatore spiantato che voglia di lavorare ne aveva veramente poca; infatti fece davvero presto a trovare un altro porto quando seppe che la poverina era rimasta incinta. Si sa: una prostituta che aspetta un bambino non fa grandi affari. E fu così che, indebolita nello spirito più che nel fisico, dopo nove mesi mori di parto. Un’altra lucciola si spense, andandosene in silenzio nella notte, di lei si perse anche il ricordo. Ma … la sua triste storia non finì, così come le sue spoglie mortali. C’è chi afferma che il suo spirito passeggi ancora fra i vivi in cerca d’amore; non comparirebbe a tutti così indiscriminatamente, ma sembrerebbe che solo i pescatori possano incontrarla.
Quando si lascia qualcosa in sospeso l’anima, non ancora libera dai vincoli terreni, vaga finché questi non vengono sciolti; per far ciò si nutre dell’energia dei viventi e quale miglior fonte se non quella dell’amplesso amoroso?
Qualche tempo fa raccolsi la testimonianza di un anziano signore che mi raccontò l’avventura che suo padre, pescatore, guarda un po’che combinazione, gli narrava di continuo. Il protagonista della storia è un uomo come tanti; non avvezzo al lavoro, il suo tempo lo trascorreva quasi sempre in osteria e, perché no, anche in compagnia di occasionali meretrici. Una sera, dopo l’ennesima lite con la moglie che minacciava di abbandonarlo vista la sua propensione a esercitare l’arte di Michelasso*, l’uomo adirato si trovò nei pressi di Vico delle Mele. Nella zona, allora come oggi, si trova la più alta concentrazione di pollastre di tutta la città, che offrono il loro brodo a buon mercato. E fra un “andiamo”, “come sei carino bell’ommu” nessuna delle “magarde” incontrava il gusto del nostro protagonista.
D’un tratto il suo sguardo fu richiamato dagli occhi nerissimi di una giovane fanciulla; non era come le altre, se ne stava in disparte quasi come se non volesse essere vista, il suo corpo dai colori dell’ambra aveva un’aura magica. Dopo aver concordato il prezzo la giovane donna lo invitò a seguirla e dopo aver percorso poche decine di metri, che parvero all’uomo interminabili chilometri, lo condusse in un portone in Vico alla Torre di San Luca. Salirono sette altissimi piani e, giunti alla cima, entrarono in quello che aveva l’aria di essere il sottotetto. I due si spogliarono e si abbandonarono ai piaceri dell’amore. La ragazza era abilissima, il profumo che addolciva la sua pelle lo inebriò completamente, sembrava che il tempo avesse smesso la sua corsa, alla fine l’uomo cadde addormentato. La sorpresa di un amore, magico anche se occasionale, non fu nulla in confronto allo stupore del risveglio. Il nostro uomo fu destato da una donna che nulla aveva di fatato, che trovandolo sul ballatoio del palazzo, con la scopa in mano lo esortava minacciosamente ad andarsene. Il poveretto farfugliando dell’esperienza avuta nella notte aprì la porta che aveva oltrepassato qualche ora prima e non si trovò nella mansarda dove aveva consumato il fantastico amplesso, ma su di un terrazzino con vista sui tetti del centro antico.
Fenomeni come questo non sono rari quando si entra in contatto con le anime dei trapassati che ancora vagano su questa terra, ma le sorprese non erano ancora finite. Quando l’uomo rincasò, ebbe, oltre i rimproveri della moglie, una triste sorpresa. Guardandosi allo specchio vide che i suoi capelli, che erano nerissimi fino alla sera prima, erano diventati completamente bianchi. La misteriosa donna non aveva consumato solo il suo amore ma anche parte della sua vita.
dal Libro "Genova Stregata" di Marco Alex Pepè, De Ferrari Editore