Villa Albergoni, Moscazzano
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Moscazzano (e così i numerosi piccoli comuni rurali che punteggiano il territorio cremasco) è un paese principalmente dedito all'agricoltura e all'allevamento. Camminando nel centro abitato vedrai forse dei polli attraversare la via o sentirai qualche muggito provenire dalle cascine. Lo stesso Guadagnino, volendo ricreare le atmosfere di questi luoghi, non ha dimenticato di inserire nel suo film questi tipici suoni di sottofondo. Moscazzano è un paese magico. La strada principale costeggia muri di mattoni assolati e presenta uno strano sali e scendi (atipico in questi territori pianeggianti).  Le dimore dei contadini si raccolgono intorno alla chiesa parrocchiale di fine Settecento al cui interno è possibile ammirare le opere di importanti artisti cremaschi quali Angelo Bacchetta e Picenardi.Qui è difficile sentire i rombi fastidiosi delle macchine. Più probabile assistere al sordo borbottio di un trattore diretto ai campi.

Raggiungiamo subito la villa Albergoni, la protagonista silenziosa dell’intero film. La casa è la meravigliosa cornice entro cui hanno vissuto, amato, gioito ma anche pianto e sofferto i personaggi della storia. L’antico palazzo, già custode di mille storie vissute nei secoli passati, ha assistito ad una nuova liaison d’amore che, seppur recitata, ha saputo emozionare e coinvolgere. Attualmente la casa è chiusa e il suo interno è completamente vuoto. Essendo proprietà privata, è vietato qualsiasi tentativo di accesso che potrebbe essere perseguito penalmente. Nonostante sia chiusa, è possibile ammirare la bellezza dell’edificio e della facciata principale attraverso la cancellata. La splendida villa è stata costruita sulle rovine di un antico castello. Il feudo di Moscazzano venne affidato nel 1499 alla potente famiglia milanese dei Vimercati che in quegli anni iniziarono a trasformare le rovine del castello in una residenza di campagna... 

Il custode della villa ha potuto partecipare come fortunato spettatore durante le riprese. Ha dichiarato di essere rimasto estremamente colpito da questo mondo cinematografico e dall’abilità dell’intera troupe. Sicuramente un’esperienza unica e probabilmente irripetibile in un piccolo paesino della campagna cremasca. Anche altre persone del paese hanno partecipato (sia direttamente che indirettamente)  alla realizzazione del film. Guadagnino ha richiesto l’intervento di alcuni tecnici locali quali elettricisti e meccanici ed ha coinvolto nelle riprese alcune persone, ad esempio la signora Pasquina, abile cuoca di Moscazzano. Nel film appare in cucina, con altre signore, proprio mentre prepara un tipico piatto locale: i tortelli cremaschi. Dunque il regista ha voluto omaggiare il cremasco presentando allo spettatore non solo le bellezze dei luoghi ma anche i prodotti tipici.Anche un ristoratore ha fortemente collaborato con Guadagnino. Questo chef, titolare di un locale ubicato alle Colombare di S. Carlo, piccola frazione di Moscazzano, ha preparato il catering per l’intera troupe durante tutto il periodo delle riprese. Per l’occasione sono stati riaperti i saloni di un ex ristorante in centro paese dove i tecnici e gli attori hanno potuto rifocillarsi tra una ripresa e l’altra senza doversi spostare con i mezzi.E’ simpatico sapere che nel ricco buffet preparato ogni giorno, un piatto non doveva mai mancare: il riso bianco per Marzia, vegana, l’attrice francese innamorata di Elio. Inoltre è stato spesso necessario preparare specifici piatti richiesti dal regista per imbandire la tavola sul set, ad esempio un pane intrecciato, tipica ricetta ebraica. Guadagnino ha dimostrato di prestare grande attenzione ai piccoli particolari e ciò ha reso prezioso un film realizzato con un limitato budget.Altri abitanti di Moscazzano hanno collaborato alla riuscita del film. C’è chi ha prestato le proprie macchine d’epoca e chi ha fatto da comparsa. Particolarmente divertente la scena girata all’interno del bar di paese, appositamente riaperto per l’occasione, in cui alcuni vecchietti hanno giocato a briscola con Olvier. Elio, divertito da questa situazione, osserva l’amico restando appoggiato al bancone su cui è ben visibile il dispenser dei chupa chups, tipici lecca-lecca al gusto cola di gran moda negli anni Ottanta. Ancora oggi questi improvvisati attori ricordano il momento vissuto e sorridono all’idea di essere apparsi sui grandi schermi di tutto il mondo.

 

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