Il nostro viaggio ci porterà ad esplorare e rileggere un quartiere composto da due parti oggi separate, immaginate e costruite nello stesso periodo, e che costituiscono un sistema unico. Purtroppo ora sono divise da un viale, il Viale del Sole, che nell'idea dei progettisti doveva essere un asse di raccordo alberato tra due parti del quartiere, ma che poi è diventato parte della circonvallazione della città. Oggi, un progetto propone di portare in sottopasso, ricostruendo l'idea originale di villaggio urbano unico, il Viale del Sole, risolvendo anche una serie di altri problemi viabilistici.
Ora ci troviamo in quello che viene chiamato “villaggio della produttività Gardella”, dal nome di Ignazio Gardella, il progettista. Si tratta di un modello di villaggio autonomo a bassa intensità, inserito in ampie aree verdi e spazi aperti, che è alla base di una serie di progetti pubblici realizzati dall'architetto Ignazio Gardella per conto dell’INA Casa negli anni ‘50 e ‘60, quando il fertile dibattito intorno alla ricostruzione conduce alla realizzazione di nuovi modelli di insediamento e di sviluppo urbano delle periferie. Il caso di quartiere per il Comitato della Produttività edilizia di Vicenza del 1956-67 è un caso abbastanza unico. È un quartiere destinato agli impiegati e gli operai del Comitato, una specie di grande cooperativa, e privilegia la realizzazione di residenze unifamiliari e bifamiliari. Il villaggio della produttività è strutturato su due lati di una strada pedonale che protegge l'interno degli alloggi dalla circolazione che avviene sulle strade circostanti. L'entrata, l'accesso, arriva sul lato opposto, fuori, in cui si trovano anche gli orti privati. Si crea così un maggior senso di intimità di comunità generato dall’addensarsi delle residenze e degli spazi pubblici intorno a cui sono organizzate, che punta a ricreare un'atmosfera di paese, senza scadere però nella retorica di una vita rurale di nostalgia di un villaggio che sarebbe impossibile ricostruire.
La strada centrale si allarga dal centro, creando poi una piazza che va dal fulcro rispetto alle abitazioni protette da alti muri, e termina a nord e a sud poi in due spazi tra trattati a verde. Adesso stiamo andando appunto verso la piazza. Il percorso centrale segue un profilo vario e movimentato prodotto dagli arretramenti di diverse porzioni del fabbricato. Una diversificazione che si registra anche nello spazio pubblico, anche da un punto di vista funzionale con la presenza di portici, con negozi al piano terra sulla destra della piazzetta e alloggi al primo piano con residenze artigiane e con negozi sull'altro lato (c'era un falegname nella parte di laboratori che vediamo aperta).
La forma del quartiere vicentino non presenta analogie con nessun altro esempio di centro residenziale per classi popolari del periodo, ma trova piuttosto somiglianza con gli insediamenti che caratterizzano i complessi turistici che in quegli stessi anni Gardella progetta e costruisce, ad esempio a Punta Ala. Quindi questo, più che essere un quartiere popolare, è un villaggio turistico inserito in un contesto urbano. A Punta Ala si ritrova la stessa misura e attenzione alla realizzazione di spazi pubblici caratterizzate dagli elementi tradizionali dei luoghi pubblici della città come portici, negozi, la piazza. Percorriamo un po’ questo villaggio della produttività, sentendoci un po’ in vacanza, e un po’ in città.