Vitruvio e le terme romane
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Le terme romane erano edifici pubblici dotati di impianti che oggi chiameremmo igienico-sanitari. Sono i precursori degli impianti odierni e rappresentavano uno dei principali luoghi di ritrovo durante l'antica Roma, a partire dal II secolo a.C. Alle terme poteva avere accesso quasi chiunque, anche i più poveri, in quanto in molti stabilimenti l'entrata era gratuita o quasi. Le numerose terme erano un luogo di socializzazione, di rilassamento e di sviluppo di attività vive per uomini e donne, in spazi e orari separati. Una descrizione dettagliata è presente nel “De Architectura”, il primo trattato di ingegneria, che dall’antichità è giunto fino a noi. Opera di Marco Vitruvio Pollione, architetto e ingegnere dell’epoca di Cesare e di Augusto, è una delle fonti principali, sui metodi costruttivi degli antichi romani. In particolare il Libro V è dedicato alle strutture di tipo pubblico, e fa riferimento anche alle terme, che descrive come impianti con ambienti distinti per entrambi i sessi, insistendo sugli aspetti tecnici e costruttivi e fornendo indicazioni precise, sui sistemi di riscaldamento, gli “ipocausti”, sulle “suspensurae” e sul tipo di copertura degli ambienti. Vitruvio descrive i “balnea” di tipo repubblicano e non le grandi terme imperiali, e la sua attenzione è rivolta quasi esclusivamente agli interni.

 Gli impianti, dovevano sorgere in luoghi soleggiati, ed essere orientati verso sud o sud ovest (occidente invernale), così le aule erano già riscaldate dal sole quando la gente cominciava ad arrivare, perché i bagni si frequentavano principalmente da mezzogiorno in poi.

Le prime terme nacquero in luoghi dove era possibile sfruttare le sorgenti naturali di acque calde o dotate di particolari doti curative. Nei centri vesuviani già dall’epoca repubblicana abbiamo complessi termali all’interno del tessuto urbano, grazie allo sviluppo di tecniche di riscaldamento delle acque sempre più evolute. Al riscaldamento dell'acqua provvedevano i focolari sotterranei che diffondevano aria calda dagli ipocausti, gli spazi sottostanti alle pavimentazioni sospese (suspensùra) dei vani da riscaldare. Il funzionamento delle terme richiedeva una numerosa schiera di schiavi, che venivano addetti nei locali di servizio al rifornimento della legna da ardere e alla regolazione del fuoco per scaldare l'acqua.

Le strutture si componevano principalmente di tre ambienti:

– il tepidarium, il cui nome non derivava dall’acqua tiepida poiché non era una sala da bagno, era una stanza priva di attrezzature particolari e serviva alla traspirazione del corpo e alla preparazione dello stesso alle temperature elevate del calidarium;

– il calidarium, una sala calda orientata a sud - ovest per sfruttare il calore dei raggi del sole; era quella più vicina al prefurnium ed era adiacente a tutte le stanze calde per conservare il calore di queste, inoltre sporgeva dalla costruzione in modo tale che tutto il calore confluisse verso di esso. Secondo le indicazioni di Vitruvio aveva una forma rettangolare ed era costituita da due spazi: uno che conteneva l’alveo, ampio bacino destinato al bagno, e l’altro il labrum, conca rotonda al centro della quale zampillava dell’acqua, utilizzata da persone, che si trovavano attorno ad essa, per compiere lavaggi;

– il frigidarium, l’ambiente più vasto al cui interno si trovavano dei bacini d’acqua come la piscina o la cisterna; di solito si affacciava all’esterno sulla natatio, grande piscina all’aperto.

 Assieme al calidarium veniva usata quella che ai nostri giorni viene chiamata la sauna finlandese, ovvero il passaggio repentino dal caldo al freddo e viceversa. Le natationes erano invece le vasche utilizzate per nuotare.

Attorno a questi spazi principali, si sviluppavano gli spazi accessori: l'apodyterium (uno spazio non riscaldato adibito agli spogliatoi), la sauna, la sala di pulizia, la palestra. All'interno delle terme più sontuose (come le Terme di Caracalla) si poteva trovare spazio anche per piccoli teatri, fontane, statue e altre opere d'arte, biblioteche, sale di studio e addirittura negozi.

Le terme romane di via Terracina, configurandosi come i “balnea”, sono funzionalmente conformi alle indicazioni progettuali descritte nel De Architectura da Vitruvio.

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